Colbricon: ora c’è il via libera
Che
il «sì» politico sia in qualche modo scontato, è chiaro da tempo:
l’impegno del presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, e
dell’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, a sostegno del progetto di
collegamento impiantistico tra San Martino e il Rolle è già stato
dichiaratamente esplicitato agli amministratori pubblici del Primiero.
Da ieri, però, c’è anche il «sì» tecnico, quello del Comitato
provinciale per l’ambiente che ha dato il proprio benestare – tecnico,
appunto – al progetto, al termine della procedura di valutazione di
impatto ambientale. Un «sì» accompagnato da quattordici prescrizioni,
che non mutano la sostanza del progetto ma «impongono» una mitigazione
dell’impatto delle future opere. Un «sì» espresso a maggioranza, perché
i tre rappresentanti esterni del Comitato (l’ingegner Marco Frenez per
le associazioni ambientaliste, il direttore del Museo di scienze
naturali Michele Lanzinger e il professor Giuliano Ziglio della Facoltà
di Ingegneria di Trento) hanno espresso la loro contrarietà. Lanzinger,
in particolare, ha ricordato la valenza dei siti archeologici della
zona. Un «no» che resta agli atti, ma che non ha pesato sulla
valutazione finale positiva di tutti i servizi provinciali coinvolti.
Soprattutto quella del Servizio conservazione naturale e valorizzazione
ambientale, che ha ritenuto accettabile la valutazione di incidenza sui
Sic (siti di importanza comunitaria), e della «Tutela del paesaggio»,
che ha considerato il progetto proposto meno impattante di altre
soluzione alternative, come il tracciato di collegamento lungo la Val
Cismon, suggerito dalle associazione ambientaliste. I quattro tralicci,
pur alti oltre trenta metri, sul crinale fra i laghi di Colbricon e la
Val Cismon saranno, a giudizio del Servizio urbanistica e tutela del
paesaggio, meno «pesanti» per l’ambiente rispetto ad un numero maggiore
di piloni a sostegno di un impianto realizzato nel fondovalle. Né
rappresenteranno una intollerabile alterazione della visuale sulle Pale
di San Martino ad est ed il Lagorai ad ovest. Ed è pure stata accolta
la «filosofia» del progetto che configura il tracciato funiviario come
sistema integrato di trasporto pubblico, alla stregua del progetto
Pinzolo-Campiglio, con tanto di beneficio, in termini di maggiore
sostegno finanziario della Provincia, per le esangui casse delle
società impiantistiche proponenti. L’ingegner Frenez ha tentato, senza
successo, di argomentare che la stazione di partenza sarà assolutamente
decentrata rispetto al paese di San Martino), tanto che l’utenza sarà
costretta a salire su altri due impianti (uno, in futuro) per arrivare
a Malga Ces. Ha spiegato, nella sostanza, che si tratta di un impianto
funzionale alle società impiantistiche, cioè alla stagione invernale,
non ad una mobilità alternativa per il Rolle.
il «sì» politico sia in qualche modo scontato, è chiaro da tempo:
l’impegno del presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, e
dell’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi, a sostegno del progetto di
collegamento impiantistico tra San Martino e il Rolle è già stato
dichiaratamente esplicitato agli amministratori pubblici del Primiero.
Da ieri, però, c’è anche il «sì» tecnico, quello del Comitato
provinciale per l’ambiente che ha dato il proprio benestare – tecnico,
appunto – al progetto, al termine della procedura di valutazione di
impatto ambientale. Un «sì» accompagnato da quattordici prescrizioni,
che non mutano la sostanza del progetto ma «impongono» una mitigazione
dell’impatto delle future opere. Un «sì» espresso a maggioranza, perché
i tre rappresentanti esterni del Comitato (l’ingegner Marco Frenez per
le associazioni ambientaliste, il direttore del Museo di scienze
naturali Michele Lanzinger e il professor Giuliano Ziglio della Facoltà
di Ingegneria di Trento) hanno espresso la loro contrarietà. Lanzinger,
in particolare, ha ricordato la valenza dei siti archeologici della
zona. Un «no» che resta agli atti, ma che non ha pesato sulla
valutazione finale positiva di tutti i servizi provinciali coinvolti.
Soprattutto quella del Servizio conservazione naturale e valorizzazione
ambientale, che ha ritenuto accettabile la valutazione di incidenza sui
Sic (siti di importanza comunitaria), e della «Tutela del paesaggio»,
che ha considerato il progetto proposto meno impattante di altre
soluzione alternative, come il tracciato di collegamento lungo la Val
Cismon, suggerito dalle associazione ambientaliste. I quattro tralicci,
pur alti oltre trenta metri, sul crinale fra i laghi di Colbricon e la
Val Cismon saranno, a giudizio del Servizio urbanistica e tutela del
paesaggio, meno «pesanti» per l’ambiente rispetto ad un numero maggiore
di piloni a sostegno di un impianto realizzato nel fondovalle. Né
rappresenteranno una intollerabile alterazione della visuale sulle Pale
di San Martino ad est ed il Lagorai ad ovest. Ed è pure stata accolta
la «filosofia» del progetto che configura il tracciato funiviario come
sistema integrato di trasporto pubblico, alla stregua del progetto
Pinzolo-Campiglio, con tanto di beneficio, in termini di maggiore
sostegno finanziario della Provincia, per le esangui casse delle
società impiantistiche proponenti. L’ingegner Frenez ha tentato, senza
successo, di argomentare che la stazione di partenza sarà assolutamente
decentrata rispetto al paese di San Martino), tanto che l’utenza sarà
costretta a salire su altri due impianti (uno, in futuro) per arrivare
a Malga Ces. Ha spiegato, nella sostanza, che si tratta di un impianto
funzionale alle società impiantistiche, cioè alla stagione invernale,
non ad una mobilità alternativa per il Rolle.
Gubert: "obbedito agli ordini"
«Siamo
molto delusi, ci aspettavamo almeno un rinvio a dopo le elezioni. Tra
l’altro il collegamento è stato voluto da categorie di centro destra. E
così, avuto il regalo da Dellai, ora sono libere di votare per il
centro destra». Daniele Gubert di Primiero Viva, commenta così il sì al
collegamento S.Martino – Rolle dato dal Comitato per l’ambiente. Via
libera, dice Gubert, tutto politico. «Hanno obbedito ad un ordine
politico. Inoltre, un ruolo fondamentale – dice – è stato giocato dal
consigliere Marco Depaoli , basti dire che suo nipote è il presidente
del Parco e suo cognato il presidente del Comitato per l’ambiente». E
adesso? «Faremo ricorso all’Unione Europea».