Di seguito un allucnante intervento dei prodi imprenditori che inizieranno le coltivazioni velenose in quel di Cesiomaggiore. Tante le idiozie riportate, fra le quali la più eclatante è l’osservanza scrupolosa del protocollo di agricoltura integrata dei contadini in Val di Non ed in particolar modo dei 2 "capi famiglia" (ma non dovrebbero essere 3, o Calliari si è ritirato?!) che dovrebbero portarci il benessere.
Se la situazione in Val di Non fosse così idilliaca, come si spiega la presenza di residui di pesticidi rilevati in tutta la valle sulle proprietà private, nei parchi giochi, nei campi di foraggio…ecc (vedi nostro articolo settembre 2008); la presenza di un Comitato che rappresenta più di 1.000 firme; le circa 200 segnalazioni di inosservanza alle ordinanze all’ ASL di Trento in poco più di un mese e limitate a poche centinaia di Ha.; il continuo aumento di petizioni locali al fine di chiedere la cessazione dellespansione della frutticoltura intensiva integrata (vedi petizione alta Val di Non e Predaia)… ecc.
«Le mele trentine porteranno sviluppo»
CESIOMAGGIORE. «Hanno bussato alle porte del municipio e gli è stato aperto con concessioni e autorizzazioni urbanistiche. I due imprenditori della Val di Non non faranno nulla a nocumento della terra ospite, anzi porteranno ricadute sul territorio cesiolino». Spetta a Gabriele Calliari, appena rieletto alla presidenza della Coldiretti di Trento, la difesa d’ufficio degli agricoltori che hanno acquistato venti ettari fra Calliol e Tussui per fare un insediamento produttivo, e che sono finiti alla gogna della satira e alla sbarra in un processo alle intenzioni, prima ancora di sapere se si farà agricoltura biologica o integrata. Gabriele Calliari è venuto a Cesio, l’altra sera, a parlare con gli amministratori comunali. Non piace, al presidente trentino di Coldiretti, la guerra fredda ingaggiata in questi mesi nei confronti di due «padri di famiglia che in Val di Non già conducono le loro aziende nel pieno rispetto della normativa sull’utilizzo di agrofarmaci». «Ma i due imprenditori non ritengono di doversi giustificare, nonostante sia stato montato un caso con tanto di satira non pertinente, solo perché hanno deciso di fare un investimento e di coltivare il terreno acquistato, secondo i criteri della libera imprenditoria». Alla richiesta degli agricoltori, fatta in tempi non sospetti, l’amministrazione ha risposto favorevolmente. «Gli interessati si sono avvicinati al comune di Cesio e hanno prospettato questa loro ipotesi imprenditoriale», continua Calliari. «La richiesta è stata accolta con condivisione, se non addiritura con entusiasmo dagli amministratori che hanno colto la caratteristica innovativa dell’operazione, pur chiedendo garanzie sul rispetto dei protocolli agronomici e dei parametri ministeriali. Nella congiuntura attuale, operazioni come questa creano un indotto e delle ricadute positive sul territorio. L’amministratore lungimirante se ne rende conto». Ciò che è stato assicurato all’amministrazione cesiolina all’ultimo incontro, è che sarà applicato il rigido protocollo della Val di Non. Il comune ha prospettato che nel regolamento sono indicate le distanze minime dell’atomizzatore, lo strumento che nebulizza fitofarmaci, chiedendone il rispetto per evitare contaminazioni. La risposta a tutte le richieste di garanzia venute dal comune sarà esplicitata nel protocollo che gli amministratori avranno modo di visionare in tutti i suoi aspetti. «Al di là dei pregiudizi che aleggiano e che qualcuno ha interesse a fomentare», conclude Calliari, «la volontà dei nostri imprenditori è quella di integrarsi nel territorio. La società, non a caso, si chiama “La Feltrina”». (l.m.)