6 TESI CONTRO L’INCENERITORE
- L’inceneritore non risolve il problema dei
rifiuti. Come noto, esso produce, al termine del processo di
incenerimento, un 30% di residuo tossico da mettere in discariche
specializzate la cui scadenza è di circa dieci anni. L’attuale livello
della raccolta differenziata in Trentino permette già – anche a
prescindere dai possibili riutilizzi di parte del materiale di scarto –
di avere un residuo equivalente non tossico. Non risolvendo affatto,
dunque, il problema delle discariche, l’inceneritore emette numerose
sostanze e nanoparticelle altamente nocive per l’ambiente, gli animali
e l’uomo. Raccolta differenziata e inceneritore si escludono a vicenda.
L’inceneritore favorisce la produzione di rifiuti (soprattutto plastica
e carta) senza i quali smetterebbe di essere redditizio. - Dellai, Andreatta e soci non sostengono la
necessità dell’inceneritore per una sorta di chiusura ideologica
impermeabile agli argomenti critici, ma per interesse. L’inceneritore è
un grande affare, sia per chi lo costruisce sia per chi si arricchisce
facendolo funzionare. Non a caso una quota di Dolomiti Energia è
posseduta dalla AeM, che gestisce l’inceneritore di Brescia. UPT e PD
sono a livello locale il comitato d’affari degli industriali
inceneritoristi. Il balletto di opinioni è solo fumo negli occhi. - L’opposizione di PDL e Lega all’inceneritore è
opportunista e strumentale. Questi partiti hanno permesso agli
inceneritori di pullulare in moltissimi comuni, province e regioni da
loro amministrati. Non solo. Quando la popolazione campana, stremata da
inquinamento e malattie, si è opposta alla costruzione di nuovi
inceneritori e megadiscariche, questi partiti al governo hanno inviato
le forze dell’ordine e persino l’esercito per reprimere le proteste.
Offrire sponda politica a simili imbroglioni patentati è stupido e
opportunista. Il centrosinistra, dal canto suo, è riuscito nell’impresa
davvero notevole di permettere a PDL e Lega di presentarsi come
paladini della salute della gente. Visto il populismo razzista delle
camice verdi, ci mancava anche questa… - La nostra fiducia nelle beghe e nelle
contraddizioni di palazzo è pari a zero. Solo la mobilitazione dal
basso può impedire in modo duraturo il progetto dell’inceneritore. Una
mobilitazione che dimostri nei fatti che la salute e la dignità della
gente valgono di più dei profitti di pochi. In questa mobilitazione, da
costruire paese per paese con rapporti diretti e libere assemblee, noi
saremo al nostro posto: davanti alle ruspe. - Affermare che le alternative all’inceneritore
esistono fin d’ora secondo noi non basta. Non si tratta solo di
criticare un certo modo di gestire i rifiuti, ma di mettere in
discussione l’intero sistema della produzione (e del consumo). Cosa,
come, perché produrre: queste sono le domande non più eludibili. Non ci
sono soluzioni tecniche a un problema sociale. - Diciamo questo non per una sorta di massimalismo
compiaciuto, ma perché l’attacco radicale alla terra e alla nostra
autonomia di donne e di uomini non permette più palliativi né
compromessi. Vogliamo parlare di TAV, di installazioni militari, di
impianti di risalita, di OGM o, più semplicemente, di Monte Zaccon?
Cerchiamo di costruire già nelle lotte e nei rapporti che queste creano il mondo per cui ci battiamo.
gli e le assillanti
Per approfondire i problemi qui accennati
vi invitiamo a due incontri con alcuni partecipanti all’Assemblea
contro le nocività di Napoli:
MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE, ORE 18,00: “Rifiuti, proteste, militarizzazione. Il caso della Campania”.
GIOVEDI’ 29 OTTOBRE, ORE 18,00: “I rifiuti e il loro mondo. Per una critica della produzione industriale”.
Gli incontri, inizialmente previsti all’Assillo occupato, si terranno alla facoltà di Sociologia