romperelerighe | 16 Febbraio, 2010
Qualche giorno fa la terza
commissione del consiglio provinciale di Trento ha discusso a proposito della
petizione contro la base militare di Mattarello, petizione inviata tempo
addietro dal comitato di Mattarello e presentata dal presidente della
commissione, il Verde Bombarda.
Nel documento conclusivo della
commissione si è preso atto “che il consiglio provinciale ha le mani legate
perché ormai c’è l’accordo tra la Provincia e il ministero della Difesa e
soprattutto non può far nulla perché non c’è neppure una volontà politica visto
che molti consiglieri sono favorevoli alla cittadella militare”. Il presidente
si raccomanda quindi “di realizzare le opere con il minor impatto possibile e
tenendo conto dell’efficienza energetica”.
Come volevasi dimostrare.
Accettare una base militare da cui i soldati partirebbero per portare la
“pace” con le bombe, purché limitata nell’impatto ambientale ed efficiente dal
punto di vista energetico, è “politicamente realistico”, ma eticamente
aberrante.
La delega alle istituzioni non poteva d’altronde portare ad altri
risultati.
Se la protesta contro una determinata opera è sufficientemente estesa e
rumorosa (cioè elettoralmente appetibile) ci sono delle forze politiche che si
dichiarano per il “NO”, salvo poi negoziare un “Sì” (“almeno abbiamo ottenuto
di farla un po’ più piccola, l’abbiamo spostata di qualche chilometro”, ecc.).
Se la protesta invece rimane circoscritta, la delega alle istituzioni è ancora
più derisoria: chi se ne fa “interprete” (in questo caso…Bombarda: un nome,
un programma…) punta subito alle mitigazioni. Il che vuol dire che non si
otterranno nemmeno quelle (è nota la tattica sindacale: se chiedi 10 ottieni forse
2, se chiedi 2 ottieni… uno sberleffo).
Il primo caso è quello della protesta contro la base USA al Dal Molin di
Vicenza: il sindaco Variati (PD) ha ottenuto i voti promettendo di battersi per
il “NO”, poi ha chiesto come compensazione per la base – di cui sono ben
avviati i lavori – la fermata del TAV a Vicenza…
Il secondo caso è quello del comitato di Mattarello (non abbiamo capito se
defunto o meno): si è dissociato dai blocchi del cantiere preliminare, non ha
mai voluto proporre nulla di concreto – e ora si trova con le brillanti
conclusioni della terza commissione.
Per quanto ci riguarda, nessuna sorpresa.
I lavori veri e propri per la base non sono ancora cominciati.
Battersi per impedire la costruzione di questo avamposto di guerra è possibile.