Siamo appena tornati dalla Valsusa, dove i primi tentativi di
realizzare i carotaggi funzionali al TAV Torino-Lione stanno
incontrando una chiara resistenza.
Sabato 9 gennaio, al termine di
una camminata a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone, è
nato un nuovo presidio popolare NO TAV vicino all’autoporto di Susa,
uno dei luoghi scelti per le trivelle.
Nonostante la temperatura
sotto lo zero, fuochi, gazebo, una casetta in lamiera e, soprattutto,
il calore della solidarietà permettono alla gente di resistere al
freddo e ai sondaggi del TAV.
Lunedì le trivelle hanno cominciato
a lavorare, protette da ampi schieramenti di forze dell’ordine, in tre
punti tra la città e la cintura torinese. A Torino e a Orbassano i siti
scelti erano già proprietà private recintate. A Collegno, invece, è
nato un altro presidio permanente NO TAV di fronte alla stazione dei
treni.
Questi nuovi presìdi si aggiungono ai tre attivi dal giugno del 2005 (Venaus, Bruzolo e Borgone).
A
Susa, lunedì sera, tecnici e dirigenti della polizia politica hanno
semplicemente preso atto che l’area dei sondaggi era già occupata da
centinaia di NO TAV, i quali hanno anche dato vita a una prima
manifestazione davanti al Comune di Susa.
Che a protestare siano
rimasti solo quattro gatti – come pateticamente si sforzano di ripetere
televisioni e giornali – è una grossa balla.
I carotaggi (puro bluff
propagandistico) sono cominciati a Torino. In Val Susa non hanno ancora
piantato nemmeno un chiodo (e si parla di vent’anni di lavori!).
Al
presidio di Susa, di notte come di giorno, abbiamo respirato la stessa
aria del 2005: solidarietà, convivialità, tenacia, ferma volontà di
difendere il proprio territorio da un’opera inutile e devastante. Il
presidio si sta allargando. Sulla casetta di lamiera sventola anche la
bandiera NO TAV/ KEIN BBT!
Per avere notizie aggiornate, è possibile contattare i numeri del presidio di Collegno e di quello di Susa:
3386594361 (presidio di Collegno)
3463939507 (presidio di Susa).
Stiamo
organizzando per la prossima settimana un presidio a Rovereto in
solidarietà con la Val Susa che resiste e contro il TAV del Brennero. È
importante che la solidarietà si estenda a tutto il paese. In Val Susa
si gioca una partita importantissima per tutti.
Contro la violenza del profitto, Alpi libere e unite!
spazio aperto NO Inceneritore NO TAV
Avere ragione non basta. Si potrebbe forse riassumere così il passaggio che deve affrontare ora l’opposizione al TAV del Brennero in Trentino.
Dopo quattro anni di controinformazione puntuale e capillare, con decine di serate pubbliche nei vari paesi direttamente toccati dal progetto, l’esistenza e la portata dell’opera sono conosciute.
Intendiamoci: gli incontri continuano e c’è ancora richiesta di analizzare i tracciati e sottolinearne i vari impatti sul territorio. Ma il silenzio orchestrato per anni attorno alla più grande e devastante opera che abbia mai interessato le nostre valli è stato spezzato. Uno degli scopi dell’ultimo corteo a Trento (19 aprile 2007) era proprio quello.
Ora la situazione è sensibilmente diversa. I progettisti sono dovuti uscire allo scoperto e sono stati, nei limiti delle nostre possibilità, rintuzzati.
Se per anni lo sforzo informativo è stato sostenuto principalmente dallo spazio aperto NO Inceneritore NO TAV ora sono nati altri gruppi, territorialmente radicati (come il comitato di Marco, a sud di Rovereto, e quello dei Sorni e Lavis, a nord di Trento).
Nelle serate si comincia a parlare di come fermare l’opera.
Il nemico peggiore – ancor più del ben noto comitato d’affari del cemento e del tondino – è la rassegnazione: “Tant a la fim i lo fa” (“Tanto alla fine lo fanno”).
Gli stessi propagandisti della Provincia di Trento non sono riusciti a vendere la bontà del TAV: hanno detto semplicemente che l’Europa ha già deciso, punto e basta. Tutt’al più si possono discutere i dettagli. (Si può far notare di sfuggita che di fronte alla sentenza della Corte europea in merito al crocifisso Dellai non ha affermato esattamente la stessa cosa: ciò che dice l’Europa, evidentemente, vale solo se corrisponde ai propri interessi…).
L’“argomento” del “non possiamo farci niente” – diretto ad ottenere un effetto psicologico ben preciso – non va sottovalutato, soprattutto in Trentino, dove la rete clientelare è fitta e difficile da sradicare.
Eppure la risposta NO TAV nei paesi è decisamente più incoraggiante che in Sudtirolo. La gente comincia ad organizzarsi.
Il movimento, potenzialmente popolare, è ancora fragile, non sufficientemente immunizzato rispetto a criminalizzazioni mediatiche e profferte politiche di compensazione. Tuttavia comincia a far paura (come si è affrettato Pacher a rispondere alla Coldiretti, la quale ha preso finalmente una posizione contro la nuova ferrovia del Brennero!).
Insomma, stiamo crescendo. La manifestazione del 21 novembre è stata solo rinviata.
Qualcuno dei comitati sta pensando, per questa primavera, di portare le famiglie in pullman in Mugello e in Valsusa a toccare con mano le due alternative: il disastro e la resistenza.
Organizzarsi dal basso, paese per paese, ci sembra il solo modo per fermare quest’opera funesta. E per respingere il tentativo di etichettare e ridurre la protesta (“sono quelli del tal partito, sono gli anarchici o i no global”). Nell’autonomia di ciascuno e di tutti, si tratta di condividere un obiettivo comune: difendere la terra, l’acqua, la dignità.
Questo dipende da ognuno di noi.
Ciao amici,
vi scrivo questa mail per aggiornarvi sulle novità del “fronte NO TAV”, poiché qui in Valle di Susa e non solo nei giorni scorsi si sono susseguite parecchie vicende che mi hanno visto direttamente coinvolto e di cui voglio farvi partecipi.
Inoltre ne approfitto per invitarvi caldamente all’ennesima grossa manifestazione NO TAV che si terrà a Susa sabato 23 gennai con partenza alle 14.00 dal presidio NO TAV in zona autoporto.
Ecco una breve cronaca dei giorni scorsi:
sabato 9
inizia il presidio (giorno e notte) nell’area dell’autoporto di Susa dove sono previsti alcuni dei 91 sondaggi inseriti nella campagna di trivellazioni prevista da diversi mesi.
martedi 12
alle 6 del mattino i dirigenti della questura constatano che la presenza massiccia (più di 300 persone che hanno passato la notte in bianco aspettando l’arrivo delle forze dell’ordine) impedisce l’inizio dei lavori e decidono di non intervenire.
La stessa mattina vengono piazzate quattro trivelle: a Torino (dentro la discarica di Basse di Stura), a Orbassano (nell’interporto ) e alla stazione ferroviaria di Collegno dove comincia un presidio che terminerà venerdì mattina quando la trivella si ritira.
mercoledì 13 un’assemblea
all’università di Torino indice una manifestazione cittadina nel quartiere di corso Marche dove sono previsti alcuni sondaggi torinesi; la manifestazione si tiene sabato 16 con la partecipazione di circa 2000 persone che ribadiscono la volontà di cominciare una campagna per disturbare le trivellazioni in territorio cittadino.
sabato 16 alla sera (19.30) qualcuno appicca il fuoco al presidio NO TAV di Bruzolo (nato nell’estate 2005 per opporsi ai sondaggi); l’incendio prontamente spento danneggia comunque parecchio la struttura del presidio.
domenica17 alla sera una fiaccolata, indetta la sera prima da un assemblea urgente fatta al presidio di Susa-autoporto, vede l’incredibile risposta di migliaia di persone (più di 3000) radunate in meno di 24 ore per rispondere al tentativo di intimidire il movimento NO TAV.
In seguito a questo attacco una grossa spinta popolare indice la manifestazione per sabato 23, per
rispondere anche all’attacco mediatico orchestrato dai giornali nei giorni scorsi (decine di articoli infami minimizzano, ignorano e mistificano la portata delle iniziative del movimento NO TAV), oltre che per ribadire nuovamente il no al progetto TAV e ai sondaggi.
La situazione si evolve giorno per giorno e qui al presidio si stanno vivendo momenti alti di umanità, solidarietà e complicità, vi invito a partecipare per quanto possibile e comunque a tenersi informati.
Ci vediamo sabato
Luca