Val di Non: «Nelle urine pesticidi sei volte maggiori»

 

articolo da l’adige 14/01

VALLE DI NON – Il Comitato per il diritto alla salute in Valle di Non
con una propria indagine, commissionata ad uno dei migliori laboratori
accreditati italiani, non trentino, mette fortemente in dubbio la
valenza delle indagini volute dall’Azienda sanitaria provinciale sul
livello di esposizione ai prodotti fitosanitari dei cittadini nonesi
che vivono in zone ad alta densità «melicola» (i cui dati sono stati
solo in parte anticipati).L’indagine pubblica a detta del Comitato era
limitata nei contenuti e portata avanti in modo scarsamente
appropriato. «Dai nostri risultati emerge che la quantità dell’unico
metabolita ricercato nelle urine della gente è molto superiore alle
concentrazioni trovate dall’Azienda sanitaria: 4 volte di più nella
media ma soprattutto 6 volte di più nei bambini di cui la loro indagine
non si è preoccupata. Inoltre noi abbiamo fatto ricercare ulteriori
metaboliti che sono stati ritrovati in quantità preoccupanti nelle
urine delle persone testate». Il Comitato noneso (30 soci attivi ma un
migliaio di persone che hanno sottoscritto una petizione da questo
proposta per maggiori controlli nel rapporto tra agricoltura intensiva
e popolazione residente) a fine 2008 era stato informato dal
Comprensorio dell’intenzione dell’Azienda sanitaria di attivare un
monitoraggio sui livelli di esposizione ai prodotti fitosanitari di un
gruppo di persone residenti in Valle di Non. Al Comitato erano state in
seguito comunicate le modalità dell’indagine. «Riscontrammo – ci dicono
i rappresentanti del gruppo – grosse lacune e limitazioni nel progetto
e constatammo che i nostri suggerimenti non erano stati accolti». Il
gruppo decise allora di far eseguire a sua volta delle analisi
biologiche, sulla gente quindi, che seguivano quelle ambientali
commissionate anche allora a proprie spese per definire la presenza di
tracce di pesticidi nelle case, giardini pubblici e privati. «Quel
primo nostro check up aveva dimostrato la presenza diffusa, persistente
e profonda di numerosi principi attivi, tra cui alcuni fuorilegge (ddt,
endosuflan, diclofuanide, bromopropilato, carbaril, diazinone,
malathion). L’Azienda sanitaria (vedi «l’Adige» di martedì scorso con
la risposta dell’assessore Alberto Pacher alla interrogazione di
Roberto Bombarda e le successive considerazioni del dottor Alberto
Betta) ha quindi commissionato agli opportuni laboratori l’analisi
delle urine di 23 persone, abitanti a Cles, Tuenno, Nanno e Tassullo.
«Un’indagine inadeguata e limitata. – dice il Comitato – Le analisi si
sono limitate alle persone adulte mentre i bambini, dicono i medici,
sono più esposti a questi agenti chimici per il loro metabolismo
accelerato, perché in proporzione si alimentano di più e nel gioco
mettono le mani a terra e poi magari in bocca. In secondo luogo
l’Azienda ha ricercato un solo principio attivo, il clorpirifos-etil,
su circa 30 usati ogni anno nei meleti. Infine, tra i soggetti
analizzati non c’erano agricoltori e loro familiari, le categorie più
esposte a questi prodotti». Il Comitato si è un’altra volta autotassato
(migliaia di euro) e «ci siamo rivolti ad uno dei migliori laboratori
presenti in Italia. Sono state raccolte le urine di un certo numero di
persone, tra cui alcuni bambini, ed è stata ricercata la presenza di
diversi principi attivi». Cosa ne è venuto fuori? «Dai risultati emerge
che le quantità del metabolita riscontrato nelle urine, il
clorpirifos-etil l’unico ricercato dall’Azienda, è molto superiore a
quelle rilevate dall’indagine della stessa e divulgate da Pacher: 4
volte tanto per il campione generale e 6 volte di più nei bambini. Ciò
che dimostra la particolare e preoccupante esposizione dei più piccoli
a queste sostanze. Inoltre abbiamo dimostrato la presenza nelle urine
di altri metaboliti in quantità preoccupanti». Il Comitato ha deciso di
comunicare nei particolari i contenuti dell’indagine a chi di dovere e
al pubblico in apposite serate a tema. L’attività del Comitato conferma
la scarsa fiducia che una parte non indifferente dell’opinione pubblica
(vedi tema Valsugana ed Acciaierie) ha sulla adeguatezza dei controlli
pubblici. E riflette le perplessità su un «approccio al ribasso delle
pubbliche autorità sanitarie nei confronti dei rischi a cui è soggetta
la popolazione. Un solo dato vogliamo ora sottolineare. L’analisi
provinciale conferma comunque che la presenza del metabolita ricercato,
il clorpirifos-etil, è raddoppiata nelle urine delle persone analizzate
tra il periodo di non esposizione ai prodotti fitosanitari (la prima
raccolta di urine fu fatta ad inizio marzo) e il periodo di piena
esposizione (la seconda raccolta fu in maggio). Da 1,425 microgrammi su
grammo di creatinina a 2,71. Ciò che testimonia che la contaminazione è
dovuta essenzialmente ai fitofarmaci usati nei trattamenti. Del resto,
le analisi volute dall’Azienda sanitaria hanno dimostrato la presenza
di prodotti fitosanitari dentro le case, nei giardini pubblici e
privati (in violazione all’art. 674 del codice penale) e ora anche nel
corpo umano». Cosa chiedete alla politica? «Il rispetto delle ordinanze
comunali alfine di permettere l’incolumità della proprietà privata e
pubblica per tutelare la salute pubblica. Poi, che in agricoltura si
usino sempre meno sostanze chimiche nocive».

di RENZO M. GROSSELLI

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