L’incendio dopo le 18, in
cielo una nube che rendeva l’aria irrespirabile. Una decina in ospedale
Una fase del furioso incendio di martedì 18/5 sera alla Ecorav di Longarone
L’Ecora smaltisce rifiuti tossici, si è temuto il disastro
ambientale. Cinque intossicati, evacuati i lavoratori della Safilo.
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LONGARONE (Belluno) — Disastro ambientale sfiorato a Longarone.
Non è la natura ad essersi ribellata questa volta, ma
l’industrializzazione. Probabilmente per una reazione chimica hanno
preso fuoco molti chili di sostanze tossiche, individuate come rifiuti
che erano nei locali dell’azienda Ecora. Cinque le persone lievemente
intossicate e un’altra decina è stata portata al pronto soccorso di
Belluno, solo per un controllo di rito. Il personale della Safilo,
azienda confinante con l’Ecora, è stato evacuato fino a questa mattina.
Poteva essere una tragedia, un’altra tragedia in una terra già
martoriata dal disastro del Vajont che provocò 2000 morti sotto l’onda
assassina della famigerata diga, quel «bicchiere» come scrisse Dino
Buzzati, che «era fatto a regola d’arte, testimonianza della tenacia,
del talento, e del coraggio umano». Quello di ieri, invece, è stato un
incidente industriale di un’azienda che si occupa di smaltire rifiuti
tossici.
Il bollettino Un’azienda scomoda che anche ieri ha fatto parlare
di sé tra i longaronesi. I commenti negativi non sono mancati da parte
di chi lavora nei pressi dell’azienda che smaltisce i rifiuti tossici. E
proprio questi si sono ribellati, scatenando un incendio indomabile per
gli operai che vi lavoravano. Solo dopo quasi due ore si è visto
l’effetto dell’opera dei vigili del fuoco del comando di Belluno, con il
nucleo batteriologico. Sul posto anche i carabinieri, la polizia, la
forestale e il soccorso alpino, nonché i medici del pronto soccorso che
si sono occupati delle persone che lamentavano di aver esalato i fumi
dell’incendio. Nessun ferito, per fortuna, solo un ingente danno alla
struttura e sicuramente risvolti ambientali, che l’Arpav sta
conteggiando in queste ore. Ieri è stata installata una centralina
mobile a Provagna. Il vento spirava verso la Val Belluna. E la paura che
il danno sia grosso rimane. Dopo due ore che si è respirata l’aria
dell’incendio, la gola bruciava.
Le autorità Le fiamme sono divampate verso le 18 di ieri
pomeriggio, poco dopo sono arrivati sul posto anche il presidente della
Provincia Gianpaolo Bottacin, che ha le deleghe per la protezione
civile, il prefetto Carlo Boffi e il sindaco di Longarone, Roberto
Padrin. A quanto è dato sapere la causa dell’incendio è stata scatenata
da un fusto che è scoppiato provocando l’esplosione. Il sindaco Padrin,
verso le 20 è stato rassicurato dal personale dell’Arpav. Questa mattina
ci saranno i dati precisi degli eventuali danni ambientali. «La
situazione sta tornando alla normalità – spiega Roberto Padrin alle 20
ancora in mezzo al fumo -. I tecnici dell’Arpav, tuttavia, mi hanno
tranquillizzato e quello che all’inizio poteva sembrare un un disastro
ambientale pare sia stato ridimensionato. Ma aspettiamo i risultati di
domani mattina (oggi, ndr)». Tuttavia gli operai della Safilo si sono
fatti sentire, lamentando che sono frequenti gli incedenti all’Ecora e
che sono stufi.
Il precedente Già nel 2005 l’azienda della zona industriale di
longarone, che tratta lo smaltimento di rifiuti tossico-nocivi di
lavorazioni industriali, ha avuto un inconveniente. Una perdita di acido
nitrico da un contenitore ha provocato l’esalazione di vapori acidi e
tossici. L’intervento tempestivo della squadra di pronto intervento
interna e dei vigili del fuoco aveva permesso di mettere subito sotto
controllo la perdita e di rimediare al guasto del contenitore. L’allarme
agli operatori della centrale dei vigili del fuoco del corpo permanente
di Belluno era arrivato alle 10.45 della mattina. L’allarme parlava di
una perdita da un contenitore presso l’azienda Ecora di Longarone di una
consistente quantità di acido nitrico con il conseguente formarsi di
una nube di acido. Subito dalla sede dei vigili del fuoco di via
Gregorio XVI sono partite alcune squadre a sirene spiegate. In pochi
minuti i vigili del fuoco erano già sul posto, nella zona industriale
Villanova di Longarone dove ha sede l’azienda.
Federica Fant
18 maggio 2010
Provagna: la gente ha paura e protesta «Perchè non siamo stati avvertiti?»
il Corriere delle Alpi — 20 maggio 2010
LONGARONE. A Provagna il boato si è sentito in tutto il suo fragore. Chi è uscito di casa, martedì sera poco dopo le sei, si è trovato di fronte l’inferno. Quella nube ha avvolto il paese per quasi due ore in un’atmosfera irreale. Per questo – nonostante le prime rassicurazioni dell’Arpav – restano pesanti interrogativi. Attacca la minoranza consigliare, mentre il sindaco annuncia un tavolo sulla sicurezza: «E’ tutto sotto controllo. Andrò a rassicurare personalmente i residenti», dichiara Padrin. Di sicuro, a Provagna, quella nube gonfia e scura ha fatto paura per davvero. Inizialmente – raccontano al bar del paese – nessuno sapeva che cosa contenesse. «Ho detto ai bambini che giocavano qui fuori di correre a casa», racconta la barista. «Io sono uscita per vedere che cosa stava succedendo. Ho avuto bruciore agli occhi e alla gola». Le ipotesi che si sono susseguite in paese sono state tante, alcune decisamente tragiche. Qualcuno parlava di cianuro, altri di diossina. Poi il vento ha portato via tutto. Via, verso la Valbelluna. Non è un caso che l’Arpav, nella sera dell’emergenza, abbia installato una centralina mobile proprio da queste parti: del resto si era visto che Provagna era la prima frazione vicina e che quindi poteva essere interessata dalla nube, perchè sottovento. «La nube è salita verso di noi», racconta un uomo che stava facendo la legna. «Poi ha avvolto la parte alta del paese. Poco dopo, ho sentito un prurito alla gola». Finita l’emergenza e passato quell’odore fastidioso restano domande semplici, ma non per questo banali. «Cosa faccio con l’insalata?», si chiede qualcuno. «Va bene l’aria, ma chi mi dice che non sia rimasto contaminato il terreno?». Parla di una frazione abbandonata a se stessa, il capogruppo di minoranza, Celeste Levis, che ha scritto una mail al sindaco Padrin: «Perché non siamo stati avvisati da chi di competenza, in modo preventivo, a rimanere a casa?», la domanda. «Vista la bella giornata di sole, tanta gente del paese era all’aperto. Dopo l’esplosione alcuni si sono ritirati nelle loro abitazioni, altri no. Forse era il caso di far girare una pattuglia di vigili o altre forze dell’ordine e invitare la gente a rimanere chiusa in casa. Mi viene in mente un detto», conclude Levis, «prevenire è meglio che curare». Risponde a stretto giro di posta il sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Direi che non è il momento di fare polemiche. Con Levis mi sono sentito martedì sera alle dieci». Il primo cittadino è tornato in zona industriale con i primi dati Arpav in mano: «Evidenziano come non ci sia stato nessun superamento dei livelli di guardia. Tra venerdì e lunedì arriveranno le analisi definitive. Per rilevare alcune sostanze serve più tempo. Forse si è creato un po’ troppo allarmismo». Ieri mattina, intanto, Padrin si è incontrato con il presidente della Provincia di Belluno, Gianpaolo Bottacin: «Abbiamo concordato di convocare un tavolo sulla sicurezza della zona industriale. Faremo il punto su eventuali criticità, ben sapendo qual è la posizione delle rsu di Safilo». Insomma, bisogna trovare la quadra tra le ragioni dell’ambiente e della salute e quelle dell’occupazione. L’Ecorav impiega dodici operai, quattro di questi erano nello stabilimento al momento dell’esplosione. Padrin sente di ringraziare i soccorritori che martedì sera si sono riversati in zona: «C’è stato un dispiegamento di forze considerevole, una task-force che, a mio avviso, ha ben funzionato. Quello che bisogna dire adesso è che la situazione è sotto controllo e che non c’è nessuna nube tossica». Cristian Arboit