Il comitato “Prà Gras”, anche alla luce di quanto apparso in questi
giorni sulla stampa locale, esprime, per l’ennesima, volta piena
solidarietà e vicinanza al comitato “Chimica Free” di Cesiomaggiore.
Condividiamo appieno quanto affermato e rilanciato dagli amici di
Cesio. Siamo estremamente convinti che la questione “meleti intensivi”
(coltivati cioè con un abbondante uso di trattamenti chimici) non
riguardi solo le realtà e i cittadini di Cesiomaggiore ma che tocchi da
vicino ogni abitante della valbelluna. A conferma di ciò il fatto che
sono molte le firme raccolte sia a Fonzaso che in altri comuni della
provincia, sui moduli distribuiti durante la serata da noi organizzata
il 23 ottobre scorso, dove intervenne uno degli esponenti del comitato
cesiolino. Siamo fermamente convinti che ci troviamo in un momento
cruciale in cui si contrappongono due “modi” radicalmente diversi di
“fare agricoltura” e viver in e col territorio.
Da un lato il lavoro fatto in questi anni dalle molte aziende
biologiche della zona e dalla cooperativa “La Fiorita” che hanno
puntato molto sul recupero e valorizzazione dei prodotti tipici e
locali.
Dall’altro il modus operandi della nuova società che
provenendo da fuori provincia propone un agricoltura intensiva, basata
su molti trattamenti chimici e un prodotto standardizzato (bello,
lucido, quasi perfetto) ma con un impatto sicuramente maggiore a
livello di salute e ambientale.
Vorremmo unirci anche noi
all’appello ad amministratori, politici, forze sociali, ma soprattutto
ai cittadini a prendere posizione e far sentire la propria voce. In
ballo c’è il futuro dell’agricoltura bellunese. Per non parlare poi di
rispetto dell’ambiente, di salute e qualità della vita.
Non
possiamo poi non citare i dati, le situazioni, i racconti che
quotidianamente ci giungono dal comitato che in Val di Non denuncia la
pesantissima situazione che loro vivono in quella vallata in cui i
meleti intensivi la fanno da padrona.
Cogliamo l’occasione anche per
lanciare un idea alla quale stiamo lavorando da qualche tempo. L’idea
di una tavola rotonda affinché diverse realtà che operano in territori
montani si confrontino, condividano conoscenze, esperienze, saperi e
idee. Realtà che hanno fatto del recupero delle varietà autoctone, del
basso impatto ambientale, del creare filiere brevi la loro parola
d’ordine. Crediamo che ci siano interessantissime esperienze sia nella
nostra provincia che nel vicino trentino.
Il tutto finalizzato
all’elaborare dei progetti concreti ma soprattutto a informare e
coinvolgere i cittadini. Anche dando loro la possibilità di
“autoproduzioni” agricole mettendo a loro disposizione tecniche,
conoscenze, anche attraverso corsi, soprattutto sementi di qualità ed
eventuali possibilità di conferimento di eccedenze.
Un idea che ci ripromettiamo di sviluppare e concretizzare quanti prima.
Il
comitato sta anche portando avanti progetti e iniziative relative ad
altri ambiti e situazioni. Che si parli di impianti di risalita, di
aree industriali, di nocività e insalubrità, crediamo sia fondamentale
il creare spazi di confronto (tra comitati, associazioni, realtà di
base) aperti, anzi spalancati ai cittadini in cui ognuno ha un ruolo
attivo e la possibilità di costruire insieme agli altri, informando e
creando consapevolezza.
Per concludere vogliamo esprimere grande
preoccupazione per quanto successo in questi giorni a Roncegno con il
sequestro di una cava in cui dovevano andare solo inerti ed invece,
stando all’accusa, vi sono finite 123.000 t. di rifiuti pericolosi. Il
tutto condito da dichiarazioni riportate dai giornali di “scarsa
fiducia sulla terzietà” della forestale e dell’APPA (la nostra Arpav)
trentina in relazione ai controlli sulla cava. Un ulteriore segnale, a
nostro avviso, che la attenta e scrupolosa vigilanza dei cittadini deve
essere massima e purtroppo la fiducia cieca in rassicurazioni di varia
natura, sempre meno ferrea.
(per ulteriori informazioni sulla questione di Roncegno: http://dolomititoxictour.noblogs.org/)