dal gazzettino del 8/6/08

CESIOMAGGIORE A Seravella presa di posizione corale contro l’insediamento di piantagioni non biologiche
«Trentino, è finito il tempo delle mele»
Al sindaco la richiesta di far diventare il comune "Chimica free", vietando l’uso dei diserbanti
Cesio maggiore

No alle colture intensive a Cesio
maggiore. Cittadini e coltivatori preoccupati, riuniti venerdì sera a
Seravella per un convegno sulle nuove colture presenti in ambito agro
alimentare, di fronte all’imminente arrivo a Cesio
di meleti a coltura intensiva. Al sindaco Gianni De Bastiani rivolta la
proposta di vietare l’uso di pesticidi e diserbanti in tutto il
territorio comunale, rendendo Cesio un comune "chimica free", libero da coltivazioni non biologiche.

«È
una sfida che mi sento di accettare», ha risposto il primo cittadino di
fronte al folto pubblico riunito nella sala conferenze del museo
etnografico, durante il dibattito pubblico con esperti sui nuovi
insediamenti produttivi di mele, uva e ortaggi, promosso
dall’associazione culturale Veses, con il patrocinio della Provincia di
Belluno. «Cesio ha gli strumenti e
le capacità per fare questa scommessa – ha dichiarato il presidente
della Provincia Sergio Reolon -; salvaguardare cioè il proprio
territorio, le sue tradizioni, la sua dignità. E l’invito non è rivolto
solo a Cesio , ma a tutto il territorio provinciale. Non facciamoci colonizzare dagli altri».

Come dire, cari trentini, pensateci due volte prima di venire a Cesio
per impiantare meleti a coltura intensiva. Tale ipotesi però potrebbe
diventare presto realtà: secondo quanto affermato dal sindaco esiste
già un preliminare di acquisto di terreni a Calliol per impiantare
nuovi frutteti, richiesto da alcuni produttori della Val di Non, e in
municipio «è stato depositato di recente un progetto per qualche lieve
movimento di terra». Le preoccupazioni da parte dei confinanti si sono
già fatte sentire. «Abito a 30 metri da questo terreno – ha detto
Gabriele Isma -, sono preoccupato per la mia salute». Dobbiamo
difenderci allora: questo il grido dall’allarme lanciato a fine serata,
che ha fatto da eco ha quanto rivelato in fatto di pericolo per la
salute dagli esperti intervenuti: il medico chirurgo Roberto
Cappelletti, gli agronomi forestali Sergio De Pomedis, il
rappresentante di Veneto Agricoltura Silvano Cossalter. Preoccupano
inoltre l’inadeguatezza degli impianti idrici in alcune aree abitate,
la risistemazione di un territorio che convive bene con la campagna e
che rischia di essere spianato, la presenza futura di residui di
molecole derivanti dall’uso di pesticidi. Sono gli stessi trentini
della Val di Non presenti alla serata ad avvertire i cesio
lini: «Mobilitatevi finché siete in tempo. Promuovete una petizione,
rivolgetevi al sindaco perché faccia ordinanze deterrenti a tali
insediamenti». È lo stesso sindaco, messo alle strette anche dai
rappresentanti di minoranza che propongono di utilizzare il fondo Letta
per acquistare i terreni già venduti e impiantare una coltura
biologica, a rassicurare alla fine i residenti: «per salvaguardare la
cittadinanza il Comune ha messo come obiettivi vigilanza, attenzione e
attivazione di tutti gli elementi che ci permettano un controllo». E di
fronte al fatto compiuto, è Eugenio Garlet, presidente della
cooperativa La Fiorita, che da anni si batte per una coltivazione
biologica, a fare un’amara considerazione: «si sta dimenticando quello
che è stato fatto dai nostri agricoltori in questi anni. Spero che il
Comune non voglia cambiare strada. Io sto con i bambini, per la loro
salute».

Andrea Dassie

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