finalmente qualcuno si accorge dell’amianto in pieno centro…

Un "benvenuti" in città fra degrado e precarietà

In viaggio in zona Piave coi pescasportivi: rotatorie in new jersey,
scarichi e area ex Bardin. De Toffol: «Mettiamoci il circo»
Benvenuti a
Belluno. Al turista che non si accontenta dei soliti tour proposti
dalle guide consigliamo una visita alternativa tra i grigiori
dell’immediata periferia. Senza troppa fatica, perchè l’itinerario si
trova proprio sulla strada maestra. Entrando in città dalla sinistra
Piave, attraverso il Ponte Dolomiti, ecco che ad accogliere l’ospite
c’è la rotatoria a New Jersey che dà su via Miari. Il turista non sa
che è lì da tempo immemore nell’attesa che venga realizzato il progetto
del Col Cavalier, quando anche il rondò cambierà aspetto. Lui prende
nota e basta.

Ma,
quale biglietto da visita della città, ecco stagliarsi il vecchio
condominio, costruito negli anni ’60, ben visibile affacciandosi dal
finestrino dell’auto lungo ponte Dolomiti. Perchè anche Belluno non
vuol essere da meno di altre città e deve avere il suo piccolo
"ecomostro". Per comprendere un’altra bruttura che magari non a tutti
salta immediatamente agli occhi, ci facciamo guidare da Peter De Boni
dell’Aps Piave, società di pescasportivi che si occupa anche di
vigilanza ambientale. E subito ci fa notare il cumulo di terra nei
pressi della confluenza tra Ardo e Piave. «Terra portata via per
realizzare la nuova scogliera – racconta – ma da almeno due anni
lasciata sul greto del torrente. E in tutto questo tempo sopra ci è
anche cresciuta la vegetazione».

Il
viaggio dell’ipotetico turista in cerca di emozioni vere non può
prescindere dalla sguardo verso gli impianti sportivi di via dell’Anta,
all’incrocio con via Sarajevo. Un tempo quei campi da tennis erano
frequentati dalla gente della zona e non solo, oggi il terreno di gioco
è coperto d’erba e cespugli (anche se qualcuno si è preoccupato
recentemente di tagliare gli arbusti), con lucchetti ai cancelli che ne
impediscono l’entrata. «Perchè il Comune non fa qualcosa – dice De Boni
– lì vicino sono piazzati anche i container che servivano da
spogliatoi, ora giacciono inutilizzati».

Ma
il tour alternativo ora attende la sorpresa più corposa. Passata la
rotatoria del "Billa", eccoci in via Lungardo, che a dispetto della più
famosa via di Firenze dal nome simile offre uno spettacolo davvero
desolante. L’area ex Bardin giace
da anni in stato di abbandono e basta camminare sul marciapiedi che la
circonda per rendersi conto del degrado. I capannoni risentono del
tempo, i tetti in amianto minacciano con la loro mole la zona
circostante. Neppure i ragazzi dei centri sociali, che qualche anno fa
l’occuparono, resistettero molto lì dentro, preoccupati per la loro
salute. Se ne andarono dopo una paio di giorni denunciando il caso.

Il
complesso ha in verità un proprietario, ma, come denuncia anche
recentemente l’ex consigliere comunale Diego De Toffol, risulta in
totale abbandono. «In quell’area potrebbe trovare posto il luna park –
dice De Toffol – certo per sistemarla ci vuole un gravoso impegno
economico, ma si tratta di una zona vicina alla città e dovrebbe essere
valorizzata». Invece, dentro l’area ex Bardin
, chiusa da cancelli con grossi lucchetti, è cresciuta una boscaglia. E
i muri dei vecchi capannoni sono imbrattati di scritte risalenti ormai
ad anni fa. E, se non bastasse, lungo il reticolato di recinzione c’è
una varietà indescrivibile di immondizia: pezzi di sedie di plastica,
soprattutto bottiglie e lattine di alluminio. Il tour alternativo è
finito, ma se si vogliono provare ulteriori emozioni, Peter De Boni
dell’Aps Piave consiglia anche una passeggiata lungo l’Ardo per
scoprire gli scarichi fognari a cielo aperto sotto il ponte Nuovo. Una
vera Belluno da bere…

M.D.

 

gazzettino di bl 10/08/08 

This entry was posted in amianto ex area bardin (bl). Bookmark the permalink.