DALLA VAL DI NON ALLA VAL BELLUNA: LA GLOBALIZZAZZIONE DEL VELENO

Allucinante: tante sono le cose che potremmo condividere con chi abita in Val di Non… invece al momento  ciò che ci  accomuna è il pericolo per la salute!!! Per i Nonesi è vivo e reale da anni, per la Val Belluna uno spettro che, forse, possiamo ancora scongiurare. La Melinda, colosso della coltivazione intensiva di mele a base di pesticidi e fitofarmaci (diffusi tra i meleti e tra chi ci abita intorno)

Certo che vedendo i lavori, gli sbancamenti di terreno, che Melinda sta facendo nel territorio tra Tussui e Calliol  (comune di cesiomaggore), l’impressione è forte: per il momento sono 20 ettari, ma le voci danno per certa l’aquisizione di altri terreni, non solo nel comune di Cesio, ma anche a Lentiai, Mel, forse Trichiana, Santa Giustina… 

Per il momento vi lasciamo con le immagini e le riprese che, per il momento, abbiamo fatto… sul luogo del delitto!!

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One Response to DALLA VAL DI NON ALLA VAL BELLUNA: LA GLOBALIZZAZZIONE DEL VELENO

  1. e non solo mele says:

    ho messo in grassetto sotto la parola cibo nella profetica frase di L.Tomatis, perchè è anche attraverso la produzione di questo bene, diventato prevalentemente merce attraverso le monocolture per esportazione (soprattutto di mele e di vino), che stiamo spargendo tonnellate di pesticidi. Essi non solo residuano nel cibo che mangiamo, ma si diffondono dentro le case, nei giardini privati e pubblici, negli orti, nel maggese come dimostra l’indagine del comitato nella Val di Non, nell’articolo sotto ( da http://www.ecceterra.org). Anche nella provincia di Treviso (840.000 abitanti) nel 2007 per esempio si sono vendute ben tremila tonnellate di pesticidi (dati ARPAV) e dopo diluizione se ne sono sparse per trattamenti prevalentemente nebulizzati non meno di un milione di tonnellate.
    Penso che anche vivere entro o vicino alle monocolture della frutta e dell’uva, coltivati con le protesi chimiche attuali per puro profitto industriale e per esportazione, sia una tragedia per tutto l’ecosistema locale e quindi anche per tutti gli abitanti, produttori e non, ma soprattutto per i bambini.
    Cordiali saluti
    Gianluigi Salvador (WWF Veneto)
    “la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell’acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”
    (L.Tomatis 1987)

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