Le sorti di Colbricon sono sempre in bilico ed il pastrocchio si fa sempre più viscido


Collegamento sulla rotta Colbricon… un bel pastrocchio!!!

Qualche settimana fa ha destato clamore la decisione della SAT di ricorrere alla Corte Europea di Bruxelles… una scelta storica, è stata definita. E mica per  nulla ciò poteva accadere! Oltrepassati certi limiti non ci si può più appellare alla tolleranza.
Un bel gesto, doveroso, sacrosanto, un gesto di amore e coraggio di una Società che, nel cuore di tutti, rappresenta un importante vessillo per chi ama e rispetta la montagna. Prendere una posizione così forte non è stato certo facile, ma la svendita di Colbricon è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Colbricon è un patrimonio prezioso e di tutti!
Il territorio è un bene comune che è saggio utilizzare in modo intelligente. Modificarlo significa dispendio di energie  e denaro con il rischio di stravolgerne per sempre l’identità. E’ giusto essere cauti.
Purtroppo ci si è accorti che non esistono sigilli che garantiscano i diritti della montagna e il Rispetto dei Valori che rappresenta. Riserve Integrali, aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria), ZPS (Zone di Protezione Speciale), Direttive Habitat, Convenzione di Aahrus, VIA… che significano più alfine? Tutte sigle pensate per creare opportuni presupposti alla tutela dei beni ambientali sì, ma ormai sconfitte dalla strabiliante prevaricazione e arroganza politica ed imprenditoriale dei nostri tempi.


Da non dimenticare Agenda 21 di Primiero che è stata vigliaccamente sotterrata. Era l’occasione buona per bilanciare gli intenti di tutti… ma troppo scomoda! “Applicheremo il metodo!” furono in politichese le inutili, false parole usate da chi ci governa sul seggio di valle per liquidare furbescamente tanto impegno sprecato. Di fatto non gliene fregava un bel niente, né a lui né alle Amministrazioni, delle ragioni della gente. Due anni e più di lavoro vanificato.
Prima o poi si doveva giungere ad un più violento ed articolato conflitto.
Questa volta, dopo tante battaglie, quello legale, bussando alle porte di Bruxelles e ai Tribunali Regionali (per iniziativa di Primieroviva). Se non altro si potrà affermare che non è gradito farsi prendere per i coglioni così cinicamente.
Una o più leggi dovranno decidere sulla politica, sul subdolo, irriverente malgoverno del territorio e spreco di denaro pubblico. Interverrà speriamo anche una “coscienza legale” visto che di norme ne hanno scritte tante, e di tutto si è fatto per imbrogliarle o nicchiare.
Non si può stravolgere un’area assolutamente tutelata con tanta disinvoltura, così come affermare di non alterarne gli equilibri,  non è leale giustificare un tale assurdo carosello con un sistema di mobilità alternativa (la balla più grossa!) e nemmeno valido come messa in rete degli impianti (con SIATI moribonda!)… come giustificare un così massiccio intervento di denaro pubblico per rischiare un fallimento tecnico, economico, politico, democratico, etico? Un grande pastrocchio!
E’ bene informare che, oltre al collegamento, così come ipotizzato, esistono rilevanti costi supplementari che ancora vengono affondati e misconosciuti per gli aggiustamenti e le prescrizioni di contorno, manca un progetto per la pista di rientro, si fa opera di intimidazione su chi lavora, sulle Associazioni e Categorie di industria, turismo e artigianato… pur andando contro previsioni economiche azzardate che rischiano di coinvolgere negativamente le casse e i beni comuni!
Non è assolutamente vero che tutti sono d’accordo sull’ipotesi di impianto come in certe sedi si va a proclamare. I dubbi sono tanti e diffusi in chi abita a Primiero. Esiste una grossa spaccatura nei pareri della gente. Non sono i piagnistei dei soliti ambientalisti questa volta a sparger lagne sugli incerti dell’impresa. Un progetto così mal concepito non darà nè lavoro nè futuro migliore alle nostre genti. E’ un fallimento in partenza.
Il tanto sospirato collegamento tra S. Martino e Rolle “per ridare vita all’economia della valle” (supponendo, come i promotori affermano, che ciò sia vero) può darsi non sia una scelta da escludere. Perché però dimostrarsi così sordi e incapaci nel studiare seriamente le alternative possibili? Ci sono. C’è anche chi ripropone il collegamento con il fondovalle.
L’importante è raggiungere una soluzione più funzionale e condivisa.
Che razza di neonata Comunità è questa che non ha saputo né ascoltare né gestire un così ampio dissenso?
Perché non puntare su cose ben più necessarie o meglio concepite a S. Martino e a beneficio della Valle? Non è forse questo il modo più rischioso per comprometterne immagine e sopravvivenza?
E ormai la disputa ha stufato. Probabile in sostanza che questo collegamento sia una sempre più evidente scelta taroccata che mostra visibili segni di barcollamento. Anche se ormai le promesse politiche son fatte, le tangenti elettorali liquidate… barcollano e tentennano in molti. Soprattutto coloro che insistentemente sono stati chiamati a contribuire al finanziamento e resurrezione. Il 30 aprile scade il termine per la raccolta di fondi che, a quanto pare, non si sta mostrando un esempio di quorum d’intenti. Chi ci credeva ha dato. La dissidenza e la non condivisione hanno significato il resto.
Un segnale di dubbio e ponderazione è la frenata imposta dal Comune di Fiera. Meno male che, tra le otto Amministrazioni, una ha scelto di imporsi!

Flavio Taufer, Primieroviva

17 aprile 2009                                                                                                            

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