NO AL TERMO-CANCRO-VALORIZZATORE A CONEGLIANO/VALDOBBIADENE

     

No alla costruzione nel territorio di Conegliano-Valdobbiadene di una
pericolosa centrale di incenerimento (meglio dire
TermoCancroValorizzazione) per produrre energia con le pericolose
biomasse viticole che contengono pesticidi in quantità.

Biomasse, nasce un consorzio di imprese e i tralci delle potature
diventano energia

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One Response to NO AL TERMO-CANCRO-VALORIZZATORE A CONEGLIANO/VALDOBBIADENE

  1. norberto babbio says:

    Comunicato stampa

    Pericoloso costruire centrali che bruciano potature viticole

    No alla costruzione nel territorio della DOCG prosecco di Conegliano-Valdobbiadene di una pericolosa centrale di incenerimento (meglio dire TermoCancroValorizzazione) per produrre energia con le pericolose biomasse viticole che contengono pesticidi in quantità.

    Sulla stampa di ieri (Gazzettino 27.6.2010) si leggeva che nell’area DOCG prosecco di Conegliano-Valdobbiadene si potrebbe formare un’Associazione Temporanea di Imprese, con possibile finanziamento regionale, finalizzata alla costruzione di un impianto per la produzione di energia ricavata dalla combustione delle potature viticole del territorio. L’Università di Padova sarebbe Ente capofila e il Consorzio per la Tutela Conegliano-Valdobbiadene prosecco DOCG e il Comune di Conegliano si dichiarano favorevoli all’iniziativa. Ancora da definire il luogo della costruzione dell’impianto dove verrebbero concentrate le potature tossiche da “termocancrovalorizzare”.
    Essendo la Pianura Padana una delle cinque aree più inquinate al mondo ed in particolare le regioni agricole, come il Veneto, le più toccate dall’incidenza del cancro influenzato dalle monocolture agricole, il WWF già nel lontano 2002, in alternativa all’incenerimento, attraverso le osservazioni al piano provinciale rifiuti, aveva presentato, senza peraltro ricevere alcuna risposta, una proposta di raccolta e trattamento per cippatura e compostaggio per tutte le 150.000 t/a di potature viticole (ma ora sono molte di più) che allora venivano prodotte nella Provincia di Treviso (faccio notare che questa quantità corrisponde a circa la metà dei rifiuti solidi urbani prodotti in provincia).

    Vorrei far presente che, con la termocancrovalorizzazione delle potature viticole:

    1 – si aumentano i pericolosi inquinanti nell’aria, perché come sappiamo bene i pesticidi in gran parte contengono cloro (sono idrocarburi clorurati) e, in presenza di sostanza organiche legnose catalizzatrici, nella combustione generano le pericolosissime diossine;
    2 – si spreca biomassa che potrebbe essere opportunamente utilizzata come compost per le colture, vista l’attuale pre-desertificazione dei terreni della pianura padana a causa di utilizzi decennali di soli concimi chimici prodotti col petrolio;
    3 – si avrebbero emissioni poco controllate in quanto gli impianti per le biomasse hanno limiti per le emissioni molto più labili dei veri e propri inceneritori. Quindi PM10, PM 2.5 e diossine uscirebbero in gran quantità dai camini assieme ad altri componenti chimici, spesso sconosciuti, contenuti nei pesticidi, nei diserbanti e nei fungicidi.
    4 – saremmo dei cittadini “cornuti e mazziati” in quanto da una parte, come contribuenti pagheremmo in bolletta l’incentivo per produrre energia elettrica da biomassa pericolosa e dall’altra correremmo maggiori rischi di ammalarci per le malattie connesse con l’inquinamento e di aggravare i costi del bilancio del servizio sanitario. Nella nostra zona l’incidenza per tumori maligni (dati ULSS7 2010) è in notevole aumento (faremo uscire a breve un comunicato stampa a questo proposito). La chemioterapia antitumorale è un grosso capitolo di spesa nel bilancio regionale (il 60/70% assorbito dalla sanità), il costo medio annuo dei farmaci antiblastici per paziente varia da 15.000 a 50.000 euri. Tra l’altro le case farmaceutiche e chimiche, in forte attivo (con l’industria delle armi) anche in questo periodo di crisi economica, producono sia pesticidi sia le medicine per curare asme e cancro.

    Insomma all’insegna del “peso el tacon del buso”, un “chemio-sistema” dunque costruito ad arte da case farmaceutiche e da istituzionali miopi, soggetti all’etica di prossimità nell’interesse di pochi.
    Ancora una volta non si vuole guardare al futuro ed alla rivitalizzazione del territorio per la protezione della salute e della biodiversità e delle basi economiche sostenibili per le future generazioni.

    Gianluigi Salvador
    Referente energia e rifiuti WWF Veneto

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