Trichiana (bl): Una centrale a biomasse nell’area ex Cementegola Produrrà 1 Mw elettrico

dal corriere degli alpini del 3/12/10

Centrale termoelettrica da 7 milioni di euro

La sola struttura brucerebbe 200mila quintali l’anno, il 10% del consumo attuale in provincia

TRICHIANA. Una mega centrale termoelettrica a biomasse a ridosso del centro di Trichiana che potrebbe bruciare 200mila quintali all’anno di cippato: quel che non ti aspetti viene fuori alla fine nell’ambito di un convegno (organizzato dal Bim e dal comune di Trichiana) sulle energie rinnovabili. Un impianto che preoccupa e sta iniziando a mobilitare più di una persona: è a ridosso del centro paese.  La scorsa settimana si presentava il progetto europeo Nesba, a Trichiana, sull’uso delle energie rinnovabili e all’interno del convegno è emerso il progetto di una ditta privata, per la costruzione di una grande centrale termoelettrica. L’impianto sorgerebbe negli ex piazzali della Cementegola, sotto la Surfrigo, nella zona industriale: al convegno era presente un consulente della ditta che ha presentato il progetto e ha fornito qualche numero, destando la perplessità di quanti ascoltavano. Anche perchè per ora, di questo mega investimento da 7 milioni di euro presentato come già «avallato» (nel senso di realizzazione «data per certa»), nessuno sa alcunchè.  La centrale, per la potenza espressa, potrebbe consumare 200mila quintali all’anno di prodotto: 600 quintali al giorno. Un numero che può dire tanto o poco ai non addetti ai lavori ma che equivale al consumo di legna da ardere di circa 25-30mila persone: cioè la centrale brucerebbe da sola il 10% di quel che bruciano attualmente gli abitanti della provincia di Belluno.  Non certo un impiantino sostenibile per le realtà locali. Serve per produrre energia elettrica: una corrente elettrica prodotta bruciando biomassa. Legno dunque, ma purtroppo per gli impianti di queste dimensioni gli apporti arrivano soprattutto dall’estero, dai paesi dell’Est europeo.  L’Italia è diventato il più grande importatore di legname per fini energetici. E potrebbe andare anche peggio visto che nella legislazione italiana col termine biomassa s’intende pure la frazione organica di rifiuti urbani.  Legno a parte, essendo la centrale alle porte di Trichiana, a creare ulteriore disagio ci sarà il via vai di tir che portano il combustibile che alimenta l’impianto: 80 o 90 camion al mese, dal momento che verrebbero bruciati 600 quintali al giorno di biomassa.  L’impianto produrrebbe corrente elettrica per un megawatt elettrico e 5 megawatt termici. In platea più di un intervenuto è rimasto a bocca aperta, qualcun altro ha iniziato a fare domande, specie su dove andranno a finire i 5 megawatt termici. Esempi simili in provincia (Ospitale e Longarone) smaltiscono in atmosfera l’energia termica prodotta attraverso torri di evaporazione, a Trichiana non vorrebbero che si alzasse dall’oggi al domani una torre a evaporazione proprio alle porte del centro cittadino. Ma la cosa che ha destato ancor più meraviglia, il fatto che del progetto i cittadini di Trichiana non sanno nulla.

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