solidarietà e vicinanza al comitato “Chimica Free” di Cesiomaggiore

dal blog del comitato PRAGRAS

Il comitato “Prà Gras”, anche alla luce di quanto apparso in questi
giorni sulla stampa locale, esprime, per l’ennesima, volta piena
solidarietà e vicinanza al comitato “Chimica Free” di Cesiomaggiore.
Condividiamo appieno quanto affermato e rilanciato dagli amici di
Cesio. Siamo estremamente convinti che la questione “meleti intensivi”
(coltivati cioè con un abbondante uso di trattamenti chimici) non
riguardi solo le realtà e i cittadini di Cesiomaggiore ma che tocchi da
vicino ogni abitante della valbelluna. A conferma di ciò il fatto che
sono molte le firme raccolte sia a Fonzaso che in altri comuni della
provincia, sui moduli distribuiti durante la serata da noi organizzata
il 23 ottobre scorso, dove intervenne uno degli esponenti del comitato
cesiolino. Siamo fermamente convinti che ci troviamo in un momento
cruciale in cui si contrappongono due “modi” radicalmente diversi di
“fare agricoltura” e viver in e col territorio. Continue reading

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ECOMAFIA IN TRENTINO: RIFIUTI TOSSICI ALL’EX CAVA MONTE ZACCON

TRENTO. «Uno scempio ambientale». La definizione è del procuratore
Stefano Dragone e ad essere sfregiato è stato il sito di ripristino
ambientale dell’ex cava Monte Zaccon di Marter, comune di Roncegno. Sui
terrazzamenti ci dovevano andare solo materiali inerti e invece –
stando alle accuse – ci sono finiti 123 mila tonnellate di rifiuti
pericolosi, alcuni anche cancerogeni. Tutto questo sarebbe avvenuto
fuori da ogni controllo dell’ente pubblico, ma non della procura che ha
arrestato otto persone.

Ciò che avviene dentro e nei dintorni di una ex cava si può vedere, sentire e ostacolare, e assai difficilmente… filtrare. Leggi lo speciale di NIMBY TRENTINO

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DALLA VAL DI NON CON PREOCCUPAZIONE

Fitofarmaci, c’è preoccupazione
L’Adige, 22.11.2008

TASSULLO
– Non solo cittadini preoccupati per gli effetti sulla salute degli
antiparassitari, ma anche tanti agricoltori, che quei prodotti li
usano. Ad attirare i circa 150 convenuti a Tassullo, per la serata
organizzata dal Comitato per la salute in Val di Non, nomi come quello
del dottor Giorgio Bianchini , e di Luisa Mattedi dell’Istituto agrario
di San Michele. «Mille firme sono state raccolte in Val di Non per
chiedere alla Provincia studi aggiornati su suolo, aria ed acqua della
valle, ed uno studio epidemiologico sulla salute degli abitanti. I dati
statistici dell’Azienda sanitaria secondo i quali la nostra valle
sarebbe nella media italiana e provinciale per incidenza di tumori, non
ci convincono, perché non escludono quel 30% della popolazione non
esposta ad agrofarmaci», ha illustrato Sergio Deromedis del Comitato.
L’invito è di pretendere che nelle fasce di rispetto previste dalle
ordinanze comunali i trattamenti vengano effettuati a mano e con il
getto rivolto verso il campo: «Secondo uno studio scientifico del 1993,
fino a 100 metri dal punto di trattamento con atomizzatore il rischio
per la popolazione è elevato anche in assenza di vento». Secondo il
dottor Bianchini, tra dieci anni una persona su due contrarrà il
cancro, e poiché gli studi sulla pericolosità dei prodotti fitosanitari
sono spesso commissionati dalle aziende produttrici, «è necessario
considerare potenzialmente a rischio qualsiasi sostanza, ed aumentare
la partecipazione pubblica nel processo decisionale».
 

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DAL BLOG DEL COMITATO PRAGRAS

«Monte Avena, senza acqua soldi sprecati»

Ci ha fatto piacere, leggendo oggi il
Gazzettino, che non siamo i soli ad avere certi dubbi sugli ingenti
investimenti pubblici sugli impianti del Monte Avena..

"Secondo
il sindaco di Sovramonte Armando Scalet prima di investire su altre
strutture turistiche si deve risolvere il nodo "innevamento"
(M.G.)
Investire sullo sviluppo turistico del monte Avena? Soldi sprecati se
non si riuscirà a portare l’acqua necessaria per l’innevamento
artificiale.

CONTINUA 

 

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LA MAPPA DELL’INQUINAMENTO PADANO

DAL SITO DI ESA (AGENZIA SPAZIALE EUROPEA)

Il sensore SCIAMACHY di Envisat produce una mappa dell’inquinamento aereo globale (aggiornata al 10/2004, figuriamoci la situation oggi…)

MANCO A DIRE LE AREE COLOR FUEGO SONO LE MESSE PEGGIO…

ET VOILA’ IL MITICO NORD/EST…

 

VEDI TUTTO L’ARTICOLO CLICCA QUI

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dal gazzettino del 20/11/08

VAS
La Telve Rigo ha presentato ieri sera a Palazzo Piloni lo studio per
cercare una soluzione alla frana che minaccia la Sinistra Piave
«Più garanzie prima di nuovi scavi»
Il geologo Lucio D’Alberto, da sempre in prima fila nella tutela del territorio, invita alla cautela
Vas

È una questione che fa discutere e a chi percorre la Sinistra Piave dà anche una buona dose di terrore.

Ieri
è scaduto il termine concesso alla ditta titolare della concessione
mineraria per presentare il piano di messa in sicurezza del sito.

Ora
la Provincia dovrà valutare attentamente il progetto e dire se le
tecniche proposte per "sistemare" il costone pericolante siano adeguate.

L’idea
di creare un vallo messa sul tavolo da palazzo Piloni ha in queste ore
già trovato avversari.La critica all’ipotesi "zona cuscinetto" arriva
dritta da un geologo feltrino, socio Cai e da sempre in campo per uno
sfruttamento sostenibile e adeguato del territorio.

«Leggendo
Il Gazzettino – scrive Lucio D’Alberto – ho letto che la probabile
messa in sicurezza che verrà proposta dalla ditta è quella di fare un
vallo per il contenimento massi alla base del pendio per poi procedere
alla demolizione controllata del pilastro roccioso instabile. A parer
mio questi possono essere interventi per migliorare la sicurezza, ma al
contempo sono sistemi per la ditta di cavare altro materiale vendibile
non programmato e di far ripartire la questione da zero».«Se la
Provincia o Regione accettassero un piano del genere oltre a concedere
probabilmente volumi non programmati acconsentirebbero alla ripresa dei
lavori senza valutare l’operatività pregressa. Quando viene presentato
un progetto di cava o miniera nei documenti progettuali oltre alla
descrizione dell’avanzamento di scavo per fasi deve anche venir
descritto il programma della messa in sicurezza del cantiere e sue
pertinenze pari passo a come avanzano gli scavi».«Questa messa in
sicurezza non dove tutelare solo la strada adiacente, ma anche i
lavoratori nel cantiere. Pur non conoscendo in dettaglio la situazione
mi sembra di intuire che le opere di protezione per la strada già
costruite (ripiano – vallo, reti paramassi) siano state fatte a
cantiere ben avanzato e forse dopo le prime avvisaglie di pericolo.
C’era un programma di messa in sicurezza? È stato rispettato o la ditta
fino adesso è stata inadempiente? Da questi primi anni di lavoro la
società che gestisce la cava risulta aver operato bene sul piano della
sicurezza? Era il piano di sicurezza programmato sufficiente in
rapporto alla realtà che si concretizza o è meglio farne uno nuovo? A
parer mio prima di concedere nuovamente la ripresa allo scavo e
accettare delle opere di messa in sicurezza dell’ultimo minuto sarebbe
da valutare come ha lavorato la ditta fino ad ora. Se si riscontra che
ha rispettato il programma di sicurezza progettato possiamo pensare che
questa situazione sia un imprevisto, ma se si dimostra che il programma
non è stato rispettato, come possiamo pensare che in futuro la ditta
non sia ancora inadempiente e quindi ci porti nuovamente a situazioni
di emergenza?»

«L’altro
giorno il sindaco di Vas affermava che sono necessari maggiori e
migliori controlli, ma che è opportuno che la cava miniera continui ad
operare, facile dire una cosa così quando al Comune di Vas arrivano
solo soldi e nessuna responsabilità. Sarebbe opportuno che la legge
rendesse responsabili, validando le relazioni di controllo, gli enti
che ne hanno un beneficio monetario da questi interventi e poi quindi
vedremo se le cose arriverebbero all’emergenza o no».

A.T.

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dal gazzettino del 17/11/08

VAS
Dal monte della cava si sono staccate delle porzioni di pietra. Il
sindaco: «Il blocco viario è solo una precauzione, non ci sono
particolari pericoli»

Caduta sassi a Scalon: chiusa la Sinistra Piave
Dura la Provincia: «Ci sono 4-5.000 mc di roccia in movimento. Il sito va bloccato se si vuole evitare un possibile disastro»
Vas

La
strada provinciale numero 1 "della Sinistra Piave" è chiusa da ieri
mattina. Dei frammenti di roccia sono caduti dal monte che sovrasta
Scalon nel piazzale sottostante utilizzato come punto di ritrovo dei
mezzi che lavorano alla cava. Ma il rischio potrebbe essere più grave
perché, come affermano gli assessori provinciali Quinto Piol
(viabilità) e Giuseppe Pison (ambiente) «vi è un blocco di 4-5.000
metri cubi in movimento. Un dato allarmante che ci induce, per
l’ennesima volta, a chiedere la chiusura della cava».

È
stata l’azienda stessa detentrice della concessione mineraria, la Telve
Rigo-Grigolin, ad avvisare ieri in mattinata i rappresentanti di Veneto
Strade dell’avvenuto distacco di una porzione di roccia. Da parte di
quest’ultimi la decisione di chiudere l’asse viario.

La
Provincia di Belluno non va per il sottile. «Abbiamo segnalato la
pericolosità di quella cava – affermano Piol e Pison – già da tempo. Da
ultimo, circa un mese fa quando sulla strada sono caduti due massi da 4
e da 6 metri cubi, abbiamo chiesto per l’ennesima volta la chiusura del
sito che è una vera e propria minaccia per l’incolumità pubblica. Si
trova in un versante molto ripido e dal materiale incoerente e al di
sotto vede transitare una strada provinciale per di più in curva. Ci
sono tutte le caratteristiche perché l’attività invasiva della cava
possa far accadere qualche disastro. E noi non possiamo accettare che
venga messa a repentaglio l’incolumità pubblica».

«Chiediamo
la chiusura – ribadisce Piol – e se si dovesse parlare di riapertura la
si dovrebbe accettare solo con garanzie di massima ed estrema
sicurezza». Dello stesso tenore il collega Pison che ricorda che «la
Provincia si è sempre espressa contraria all’apertura di questa miniera
e nel momento in cui si parla di ampliamento, e cioè nuovi 6 milioni di
metri cubi in aggiunta agli attuali 3,5, ho sempre votato no. Dopo
l’approvazione della commissione Via il parere tocca ora alla giunta
regionale che invitiamo caldamente a negare l’accoglimento».

È
previsto per questa mattina un attento sopralluogo al quale
parteciperanno, oltre ai responsabili dell’azienda, Veneto Strade, il
Comune e la Provincia. Da parte sua il sindaco Andrea Biasiotto afferma
che «la strada è stata chiusa per precauzione alla luce del pezzo di
roccia caduta con ogni probabilità per colpa delle forti piogge che si
sono infiltrate nel monte. Al primo posto, in questi casi, vi è sempre
la sicurezza delle persone: degli utenti della strada così come dei
lavoratori della cava. È meglio un falso allarme che un allarme
mancato. Ad ogni modo per quanto riguarda la richiesta di chiusura
proposta dalla Provincia sarà da valutare con dati precisi e concreti
alla mano. Per il momento pensiamo a riorganizzare i trasporti dei
ragazzi che vanno a scuola a Feltre».

Infuriati
i gestori della pizzeria La miniera perché «nessuno ha ritenuto
opportuno avvisarci del provvedimento di chiusura della strada. Tutto
quello che abbiamo preparato per la cucina lo dovremo buttare via
perché per il locale, ovviamente, non è passato nessuno».

Raffaella Gabrieli

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Vogliamo decidere noi del futuro delle nostre montagne.

Vogliamo decidere noi del futuro delle nostre montagne.
Giovedì 20 novembre ore 17.00 – Tutti in Piazza Dante, sotto il Palazzo della Provincia

Da
settimane ormai si discute del futuro del modello turistico invernale
trentino. Se ne discuteva prima della scadenza elettorale del 9
novembre, quando da più parti giungevano i segnali di una crisi ormai
evidente che colpisce il mondo dello sci. Se ne discute oggi, a pochi
giorni dalla rielezione di Lorenzo Dellai, con la proposta – comparsa
sulle pagine dei quotidiani locali – dell’acquisto da parte della
Provincia degli impianti di risalita delle società in crisi.
Non possiamo accettare una tale
semplificazione rispetto ad un argomento che non coinvolge
semplicemente i bilanci delle società degli impiantisti, ma soprattutto
il futuro delle nostre montagne, delle nostre valli, del nostro
territorio.
Crediamo che decisioni di questo tipo non si possano
prendere semplicemente da un punto di vista finanziario, senza tenere
in considerazione la prospettiva di un modello futuro di sviluppo
diverso da quello che prevede la "monocultura dello sci" come unica
risorsa per il Trentino.
Alla proposta d’acquisto della Provincia
dobbiamo opporre la forza di un nuovo progetto, che pone al centro la
difesa di un territorio già troppe volte martoriato da investimenti
scellerati per la costruzione di nuovi impianti, un progetto che
immagina uno sviluppo turistico condiviso con la popolazione e non
imposto dalla crisi economica.

Autoconvochiamoci giovedì 20 novembre alle ore 17 sotto il Palazzo della Provincia Autonoma di Trento per cominciare ad immaginare un nuovo modello di sviluppo turistico per il Trentino.

Officina Ambiente – Trento

Per saperne di più leggi il BLOG: lamontagnachevogliamo.blogspot.com

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“Da l’autra banda del pomar”, Tassullo (TN) – Sala Centro Anziani

Il Comitato per il Diritto alla Salute in Val di Non

presenta

Serata-dibattito
“Da l’autra banda del pomar”
(Dall’altra parte del melo)

20.30 Saluto e introduzione.
A cura del Comitato per il Diritto alla Salute
20.45 L’agricoltura intensiva vista e vissuta da alcuni residenti in Val di Non.
21.15 Dalla negazione del rischio al principio di precauzione.
A cura del dottor Giorgio Bianchini
21.45 Un’agricoltura più rispettosa della vita e dell’ambiente: un’alternativa possibile.
A cura di Luisa Mattedi
22.15 Agricoltura pulita in Val di Non: una tesimonianza concreta.
A cura di Marco Osti

Moderatore: Marco Niro, giornalista di QT

Tassullo (TN) – Sala Centro Anziani
Giovedì 20 novembre ’08 – ore 20.30

Scarica la locandina della serata

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29/10 UNA PASSEGGIATA A CALLIOL…

LA MELINDA (OPS… LA  FELTRINA) VA AVANTI CON I LAVORI, CONTRIBUENDO AL TRISTE FUTURO CHE SI PROSPETTA PER LE NOSTRE VITE, I NOSTRI POLMONI…

RIBELLIAMOCI!


 

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