dal gazzettino del 20/11/08

VAS
La Telve Rigo ha presentato ieri sera a Palazzo Piloni lo studio per
cercare una soluzione alla frana che minaccia la Sinistra Piave
«Più garanzie prima di nuovi scavi»
Il geologo Lucio D’Alberto, da sempre in prima fila nella tutela del territorio, invita alla cautela
Vas

È una questione che fa discutere e a chi percorre la Sinistra Piave dà anche una buona dose di terrore.

Ieri
è scaduto il termine concesso alla ditta titolare della concessione
mineraria per presentare il piano di messa in sicurezza del sito.

Ora
la Provincia dovrà valutare attentamente il progetto e dire se le
tecniche proposte per "sistemare" il costone pericolante siano adeguate.

L’idea
di creare un vallo messa sul tavolo da palazzo Piloni ha in queste ore
già trovato avversari.La critica all’ipotesi "zona cuscinetto" arriva
dritta da un geologo feltrino, socio Cai e da sempre in campo per uno
sfruttamento sostenibile e adeguato del territorio.

«Leggendo
Il Gazzettino – scrive Lucio D’Alberto – ho letto che la probabile
messa in sicurezza che verrà proposta dalla ditta è quella di fare un
vallo per il contenimento massi alla base del pendio per poi procedere
alla demolizione controllata del pilastro roccioso instabile. A parer
mio questi possono essere interventi per migliorare la sicurezza, ma al
contempo sono sistemi per la ditta di cavare altro materiale vendibile
non programmato e di far ripartire la questione da zero».«Se la
Provincia o Regione accettassero un piano del genere oltre a concedere
probabilmente volumi non programmati acconsentirebbero alla ripresa dei
lavori senza valutare l’operatività pregressa. Quando viene presentato
un progetto di cava o miniera nei documenti progettuali oltre alla
descrizione dell’avanzamento di scavo per fasi deve anche venir
descritto il programma della messa in sicurezza del cantiere e sue
pertinenze pari passo a come avanzano gli scavi».«Questa messa in
sicurezza non dove tutelare solo la strada adiacente, ma anche i
lavoratori nel cantiere. Pur non conoscendo in dettaglio la situazione
mi sembra di intuire che le opere di protezione per la strada già
costruite (ripiano – vallo, reti paramassi) siano state fatte a
cantiere ben avanzato e forse dopo le prime avvisaglie di pericolo.
C’era un programma di messa in sicurezza? È stato rispettato o la ditta
fino adesso è stata inadempiente? Da questi primi anni di lavoro la
società che gestisce la cava risulta aver operato bene sul piano della
sicurezza? Era il piano di sicurezza programmato sufficiente in
rapporto alla realtà che si concretizza o è meglio farne uno nuovo? A
parer mio prima di concedere nuovamente la ripresa allo scavo e
accettare delle opere di messa in sicurezza dell’ultimo minuto sarebbe
da valutare come ha lavorato la ditta fino ad ora. Se si riscontra che
ha rispettato il programma di sicurezza progettato possiamo pensare che
questa situazione sia un imprevisto, ma se si dimostra che il programma
non è stato rispettato, come possiamo pensare che in futuro la ditta
non sia ancora inadempiente e quindi ci porti nuovamente a situazioni
di emergenza?»

«L’altro
giorno il sindaco di Vas affermava che sono necessari maggiori e
migliori controlli, ma che è opportuno che la cava miniera continui ad
operare, facile dire una cosa così quando al Comune di Vas arrivano
solo soldi e nessuna responsabilità. Sarebbe opportuno che la legge
rendesse responsabili, validando le relazioni di controllo, gli enti
che ne hanno un beneficio monetario da questi interventi e poi quindi
vedremo se le cose arriverebbero all’emergenza o no».

A.T.

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