Esposti all’amianto, via allo screening

L’Ulss 2 avvierà una campagna di massa per monitorare la salute di chi ha lavorato a contatto con la sostanza

Mario Gris: «La Regione ha ascoltato le richieste del comitato e delle famiglie»

Il Gazzettino, 25 Gennaio 2009, Feltre
     

L’amianto fa paura e ora l’Ulss 2 corre ai ripari aviando uno screening
di massa per monitorare lo stato di salute di chi negli anni per lavoro
è stato esposto alla pericolosità dell’asbesto.
      Il Servizio di
prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spisal) così
ha inviato agli ex operai occupati in particolar modo nelle aziende
metallurgiche della zona una lettera nella quale invita allo screening.
Un’analisi a largo raggio che potrebbe essere anche allargata ai
famigliari.
      Un vittoria per il Comitato esposti all’amianto di Feltre presieduto da Mario Gris, ex dipendente della Metallurgica.
     
«La Regione ha deciso – spiega il portavoce – come richiesto dal
comitato, che anche la Provincia di Belluno venisse inserita nel
monitoraggio degli esposti». Sulla base di uno studio dell’Inail di
Belluno è stato redatto un elenco degli ex dipendenti della
Metallurgica e di altre ditte feltrine. In questi giorni lo Spisal sta
invitando gli ex operai allo screening con esami totalmente gratuiti».
Quella del Comitato che per primo qualche anno fa ha portato alla
ribalta la pericolosità delle lavorazioni con l’amianto dando il via ad
una serie di azioni sia legali che sanitarie, è una vittoria su tutti i
fronti. Previdenziale con il riconoscimento dell’esposizione degli
operai al pericoloso minerale ottenendo quindi "sconti" in anni
lavorativi e facilitazioni mediche con l’avvio dell’analisi di massa.
     
Un monitoraggio quello dello Spisal diretto a Feltre dalla dottoressa
Nicoletta De Marzo che potrebbe anche allargarsi presto ai famigliari
degli ex operai. «La preoccupazione rivolta alle famiglie non è
infondata e lo dice lo stesso Mario Gris: nel corso di recenti
dibattiti, alla presenza anche di medici epidemiologi, è emerso questo
rischio. La manipolazione degli indumenti degli operai, per esempio nel
lavaggio, fortemente impregnati di polveri di amianto potrebbe aver
esposto ad esempio le mogli a contaminazione. Le misure igieniche per
il trattamento dei capi di vestiario sono dettate da un decreto
legislativo entrato in vigore nel 2006. Purtroppo per decenni questo
non è mai avvenuto».
      Daniele Mammani

 

vedi anche le lotte contro l’amianto in provincia di bl: 1, 2, 3

 

 

 

 

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COMUNE VUOLE VIETARE MANIFESTAZIONE CONTRO LA MAFIA!!

Pensiamo che "a sarà dura"  ,"xe ora !"  e
"resisteremo un minuto in più", ovvero i motti dei presidi , saranno molto
appropriati nella manifestazione a bassano il 31 gennaio.
  
COMPLICAZIONI BUROCRATICHE !!!
 
INFATTI A BASSANO, QUESTURA E COMUNE
HANNO L’ARDIRE DI PROIBIRCI DI STARE IN UN PIAZZALE (SPAZIO PUBBLICO)  ANCHE SE
STIAMO IN PIEDI E SENZA FARE NIENTE, NON C’E’ VERSO, MINACCIANO DI
SGOMBERARCI !!!
Siamo stati troppo buoni nelle
comunicazioni di questa manifestazione e non accettiamo altre restrizioni
assurde ed intollerabili.
 
Vedremo proprio se ci caccieranno
dalla piazza, comunque rinnovo l’appello perchè adesso è ancora più importante
esserci, chi può ci mandi l’adesione.
 
ciao da San Pietro           
Posted in zincheria valbrenta- san pietro di rosà (vi) | 1 Comment

I BENEFATTORI CHE VOGLIONO PORTARCI SVILUPPO… VELENOSO!

Di seguito un allucnante intervento dei prodi imprenditori che inizieranno le coltivazioni velenose in quel di Cesiomaggiore. Tante le idiozie riportate, fra le quali la più eclatante è l’osservanza scrupolosa del protocollo di agricoltura integrata dei contadini in Val di Non ed in particolar modo dei 2 "capi famiglia" (ma non dovrebbero essere 3, o Calliari si è ritirato?!) che dovrebbero portarci il benessere. 

Se la situazione in Val di Non fosse così idilliaca, come si spiega la presenza di residui di pesticidi rilevati in tutta la valle sulle proprietà private, nei parchi giochi, nei campi di foraggio…ecc (vedi nostro articolo settembre 2008); la presenza di un Comitato che rappresenta più di 1.000 firme; le circa 200 segnalazioni di inosservanza alle ordinanze all’ ASL di Trento in poco più di un mese e limitate a poche centinaia di Ha.; il continuo aumento di petizioni locali al fine di chiedere la cessazione dellespansione della frutticoltura intensiva integrata (vedi petizione alta Val di Non e Predaia)… ecc.  

«Le mele trentine porteranno sviluppo»

 CESIOMAGGIORE. «Hanno bussato alle porte del municipio e gli è stato aperto con concessioni e autorizzazioni urbanistiche. I due imprenditori della Val di Non non faranno nulla a nocumento della terra ospite, anzi porteranno ricadute sul territorio cesiolino».  Spetta a Gabriele Calliari, appena rieletto alla presidenza della Coldiretti di Trento, la difesa d’ufficio degli agricoltori che hanno acquistato venti ettari fra Calliol e Tussui per fare un insediamento produttivo, e che sono finiti alla gogna della satira e alla sbarra in un processo alle intenzioni, prima ancora di sapere se si farà agricoltura biologica o integrata.  Gabriele Calliari è venuto a Cesio, l’altra sera, a parlare con gli amministratori comunali. Non piace, al presidente trentino di Coldiretti, la guerra fredda ingaggiata in questi mesi nei confronti di due «padri di famiglia che in Val di Non già conducono le loro aziende nel pieno rispetto della normativa sull’utilizzo di agrofarmaci».  «Ma i due imprenditori non ritengono di doversi giustificare, nonostante sia stato montato un caso con tanto di satira non pertinente, solo perché hanno deciso di fare un investimento e di coltivare il terreno acquistato, secondo i criteri della libera imprenditoria».  Alla richiesta degli agricoltori, fatta in tempi non sospetti, l’amministrazione ha risposto favorevolmente. «Gli interessati si sono avvicinati al comune di Cesio e hanno prospettato questa loro ipotesi imprenditoriale», continua Calliari. «La richiesta è stata accolta con condivisione, se non addiritura con entusiasmo dagli amministratori che hanno colto la caratteristica innovativa dell’operazione, pur chiedendo garanzie sul rispetto dei protocolli agronomici e dei parametri ministeriali. Nella congiuntura attuale, operazioni come questa creano un indotto e delle ricadute positive sul territorio. L’amministratore lungimirante se ne rende conto».  Ciò che è stato assicurato all’amministrazione cesiolina all’ultimo incontro, è che sarà applicato il rigido protocollo della Val di Non. Il comune ha prospettato che nel regolamento sono indicate le distanze minime dell’atomizzatore, lo strumento che nebulizza fitofarmaci, chiedendone il rispetto per evitare contaminazioni. La risposta a tutte le richieste di garanzia venute dal comune sarà esplicitata nel protocollo che gli amministratori avranno modo di visionare in tutti i suoi aspetti.  «Al di là dei pregiudizi che aleggiano e che qualcuno ha interesse a fomentare», conclude Calliari, «la volontà dei nostri imprenditori è quella di integrarsi nel territorio. La società, non a caso, si chiama “La Feltrina”». (l.m.)
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CENTRALE MIS-BUSCHE: UNA NUOVA DEVASTAZIONE IDROELETTRICA SUL PIAVE?

leggi anche:

Una grande centralina in Valbelluna

Ambientalisti al contrattacco «E’ sfruttamento del territorio»

«La centrale sarà un’infrastruttura importante»

  SOSPIROLO. «In un momento come questo di crisi economica e occupazionale si invocano ovunque investimenti infrastrutturali. Il nostro progetto sarà proprio un’infrastruttura importante, per di più nel settore delle energie rinnovabili, rispettosa dell’ambiente e già nota a tutte le amministrazioni comunali interessate». Valentino Vascellari, presidente di Assindustria Belluno, ufficializza così il progetto per sfruttare l’acqua in uscita dalla centrale Enel di Camolino, portandola fino a Busche.  Un progetto, sottolinea Vascellari, che sarà portato avanti congiuntamente dall’Enel e dall’En&En, la società degli industriali dedicata al settore idroelettrico.  L’idea di base è semplice, ed era stata avanzata dall’Enel già trent’anni fa: “pescare” con un invaso a Piz di Sospirolo l’acqua in uscita dalla centrale, che ora finisce nel torrente Mis e quindi nel Cordevole, convogliarla fino a Busche di Cesiomaggiore e lì realizzare una nuova centrale. Quel progetto mai realizzato è stato rivisto e aggiornato, spiega Vascellari CONTINUA
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AUTOSTRADA, dal gazzettino del 19/1

 

L’ex commissario straordinario Mainardi, che curò il progetto del prolungamento autostradale, plaude alla convocazione dei sindaci da parte di Chisso
«A27-A23, importante che ora passi in giunta»
Ma il bando di appalto dell’opera avrebbe dovuto essere emanato ancora nel 2007. E intanto incombono le elezioni


Lunedì 19 Gennaio 2009,

«Bene il passaggio con i sindaci, ma l’importante è che il progetto ora passi al Nucleo di valutazione (Nuv) e quindi in giunta per acclarare la pubblica utilità dell’opera».
      Bortolo Mainardi, padre putativo del progetto di collegamento autostradale A27-A23 Pian di Vedoia-Tolmezzo, plaude all’iniziativa dell’assessore regionale Renato Chisso di dare finalmente il via alle audizioni con i sindaci dei territori interessati al passaggio del prolungamento, ma si «avvale della facoltà di non rispondere» alla domanda sul perché le audizioni siano arrivate in così forte ritardo rispetto alla presentazione del progetto preliminare, peraltro accompagnato dal project financing, depositato ancora il 2 agosto 2007. La stessa Regione prevedeva di indire il bando per l’appalto già nel 2007. Ma siamo nel 2009 e il progetto non è nemmeno stato valutato dall’apposito organo regionale in base al cui responso si potrà procedere o meno.
      Fu Mainardi, nella veste di allora commissario straordinario per le grandi opere del nord est, a fianco dell’allora ministro alle infrastrutture Pietro Lunardi, a spingere per questa ipotesi di sbocco a nord, cercando così una risposta al miraggio della Venezia-Monaco che per trent’anni tenne alto il dibattito socio-politico senza portare però a nulla. Qualcuno già ipotizza che anche il collegamento A27-A23 potrebbe fare la stessa identica fine. E per una ragione in più rispetto ad allora: la crisi finanziaria che ha portato le banche a chiudere i rubinetti del credito. La Depfa, l’istituto di credito irlandese che per conto dell’Assindustria Belluno realizzò uno studio di fattibilità dell’opera e che si era fatta avanti per il maxi-finanziamento, è stata ritenuta, giusto pochi mesi fa, la principale causa della drammatica situazione della casa madre, la Hypo Real Estate, salvata con un maxi piano da 50 miliardi di euro garantito dallo Stato tedesco.
      Mainardi, insomma, preferisce conservare il suo ruolo tecnico, evitando di intromettersi nei meandri della politica, l’unica alla quale spetti ora la decisione sul progetto autostradale caldeggiato soprattutto dall’Associazione industriali di Belluno. Continue reading

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Polveri fini, fabbriche sotto la lente

ALANO DI PIAVE Partecipato l’incontro organizzato dall’Amministrazione comunale per conoscere dall’Arpav le qualità dell’aria

Polveri fini, fabbriche sotto la lente

Il 75% delle emissioni Pm 10 derivano dagli insediamenti produttivi attivi nell’area

Venerdì 16 Gennaio 2009,

Alano FONTE IL GAZZETTINO
     

Insediamenti industriali sotto la lente di ingrandimento nel Basso Feltrino. Le emissioni provocate dalle fabbriche sono la prima causa di inquinamento da polverio fini (75%). Di fronte ad un pubblico particolarmente attento, mercoledì sera il dottor Rodolfo Bassan del dipartimento provinciale di Belluno dell’ARPAV, ha illustrato i dati relativi alle campagne di monitoraggio della qualità dell’aria eseguite ad Alano nell’estate 2007 e nell’inverno/primavera 2008. In particolare il dr Bassan ha messo a confronto la qualità dell’aria di Alano con quella della provincia di Belluno cercando di scindere e classificare i principali motivi di inquinamento. Sono così passati sotto gli occhi dei presenti dati e tabelle relativi principalmente alle polveri sottili e, più sommariamente, a benzopirene e ozono che sono i parametri critici della provincia. Sono stati monitorati anche benzene, piombo, arsenico, cadmio e nichel sempre risultati notevolmente al di sotto dei limiti di legge. La relazione si è concentrata pertanto sulle PM10 che nella campagna del 2008 ha registrato 17 superamenti dei limiti di legge con un picco massimo di 215 picogrammi/metro cubo (valore massimo ammesso 50) accaduto in uno specifico periodo in cui i dati rilevati hanno registrato per diversi giorni una sostanziosa anomalia verso l’alto. Continue reading

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Ma dove vai se il wellness non ce l’hai?

VEDI ANCHE: “Il tramonto delle identità tradizionali – Spaesamento e disagio esistenziale nelle Alpi”

il Corriere delle Alpi — 15 gennaio 2009

Alberghi a Sharm el Sheik, Grand Hotel ai piedi della Marmolada. Scusate, dov’è il problema? Chi ha soldi fa quello che gli pare. Non solo, fa anche come gli pare. Col tetto così, e la wellness colà. E potrebbe anche finire qui. E invece saltano su quelli che ci vogliono mettere lingua, a diverso titolo. In nome della salvaguardia del territorio, della conservazione dell’ambiente, della tradizione, dell’interesse della comunità, dello sviluppo locale, del turismo sostenibile, eccetera. Manca solo la salvezza della patria. Possibile? Cos’è, un rigurgito di buona (di)gestione? I guastafeste. A ben vedere questi guastafeste non si fanno vivi solo ora. Ci sono sempre stati, anche se hanno ululato al vento. C’erano già dieci, venti, trenta anni fa. C’erano persino un secolo e mezzo fa, i guastafeste. Artistoidi stravaganti come John Ruskin, che chiamava gli hotel alpini eretti tra le nevi, “la lebbra bianca” (era il 1865). Ma che metafora orribile. Che estremismo! Aristocratici con la puzza al naso. Come minimo antidemocratici. Perché signori miei, se non ci fossero stati gli alberghi di montagna a salvare l’economia, ora saremmo tutti emigrati in Argentina, scalzi, con le braghette stracciate. O no? Beh, chi più chi meno. O forse avremmo un’agricoltura di montagna che funziona… In ogni caso non sono mica i signori che ci chiedono la wellness.

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GIOVEDI’ 22 GENNAIO, DALLE ORE 16,00 ALLE 18,00, PRESIDIO DAVANTI ALLA NUOVA BITUMI (VIA SS. TRINITA’ ANGOLO VIA MAZZINI)

 

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NON LASCIAMOLI LAVORARE ALLA GUERRA IN PACE!

 

La
Nuova Bitumi

N.B. s.r.l
. (via SS.
Trinità n.4, a Trento) è una delle ditte implicate nella costruzione della base
militare di Mattarello, in particolare nella preparazione e recinzione
dell’area (un contratto da più di 360 mila euro).

Oggi siamo qui davanti alla
sede della ditta per ribadire che la base di guerra non la vogliamo e che
faremo tutto il possibile per impedirla, come abbiamo già fatto bloccando i
cantieri a Mattarello in giugno e in ottobre.

 

In
questi giorni stiamo tutti vedendo bambini, donne e uomini palestinesi uccisi e
mutilati, scuole e ospedali bombardati dall’esercito israeliano. Questo è il
vero volto della guerra.

Alcune
delle micidiali armi utilizzate dai soldati israeliane sono di fabbricazione
italiana (specialmente Oto Melara e Alenia). Queste ultime fanno parte del
colosso industriale Finmeccanica, il più grosso produttore italiano di armi e
il settimo a livello mondiale. Teniamo presente che Finmeccanica (specializzata
soprattutto in tecnologie aerospaziali) vorrebbe aprire un centro di ricerca a
Trento. Vogliamo credere ancora che una nuova base militare in grado di
ospitare 1600 soldati di professione, vicina ad un piccolo aeroporto, sia solo
un “problema urbanistico”, come vorrebbero farci credere Dellai, Pacher e soci?
La Provincia
di Trento, che tanto si ammanta della parola “pace”, è l’unica Provincia
italiana ad avare a bilancio una spesa militare (i circa 400 milioni di euro
previsti per la base di Mattarello sono infatti soldi provinciali).

L’esercito
italiano è presente con le proprie truppe – compresi i militari di stanza a
Trento – in una ventina di Paesi. L’esercito italiano è parte integrante della
guerra globale. 1600 soldati di professione non verrebbero certo a sud di
Trento per giocare a tennis o per permettere alla popolazione locale di fare il
bagno nella piscina della base…

Accettare
passivamente la costruzione di una base militare (il cui 30%, ricordiamolo, è
sottoposto a segreto) significa accettare che la nostra terra diventi un
ingranaggio di guerra.

Non
permetteremo in silenzio che la
Nuova Bitumi – come le altre ditte implicate – si arricchisca
contribuendo ad un’installazione di morte. Invitiamo tutti a fare pressione
affinché rinunci all’appalto.

Dille
anche tu di smettere (tel. 0461 230839 e 0461 266160)!.

 

Cercare
di inceppare qui i meccanismi del militarismo è anche il nostro modo di essere
a fianco di Gaza martoriata, di Gaza mistificata, di Gaza sotto embargo, di
Gaza che resiste.

 

SABATO 17 GENNAIO, ORE 15,00, PIAZZA
DANTE, MANIFESTAZIONE CONTRO IL MASSACRO DI GAZA INDETTA DALL’ASSEMBLEA IN
SOLIDARIETA’ CON LA RESISTENZA PALESTINESE
DEL 10 GENNAIO 2009

 

GIOVEDI’ 22 GENNAIO, DALLE ORE 16,00
ALLE 18,00, PRESIDIO DAVANTI ALLA NUOVA BITUMI (VIA SS. TRINITA’ ANGOLO VIA
MAZZINI)

 

assemblea antimilitarista contro la base di Mattarello

romperelerighe08@gmail.com   

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ANCORA SUL RAKET DEI VASCELLARI E ALTRO

Se il turismo divora se stesso

I due mega progetti turistici della Marmolada e di Sappada hanno
riaperto la discussione sul tipo di sviluppo turistico possibile nelle
Dolomiti e nelle Alpi più in generale.A Malga Ciapela il progetto
prevede una struttura alberghiera da 200 camere e 50 chalet, parcheggi,
centro wellness e centro congressi. A Sappada il progetto è analogo
(albergo da 180 camere). Il modello di turismo proposto si concentra
dunque su una struttura fortemente centralizzata, direttamente connessa
alle piste da sci e alle escursioni estive sul ghiacciaio (lo sci
estivo, almeno per ora, è bloccato).  

Per molti motivi il turismo in
tutte le Alpi sta attraversando un momento di crisi, dovuta al forte
indebitamento delle strutture di piccole e medie dimensioni, la
restrizione del credito (tra l’altro sottratta alla discrezione delle
banche locali e centralizzata in uffici esterni alle aree interessate
dall’investimento), la proliferazione delle seconde case, la tendenza
all’innalzamento di quota delle nevicate (un anno o due di neve non
cambia la situazione), la richiesta turistica (più mordi-e-fuggi, più
Disneyland), il confronto con il mercato globalizzato, ed altro ancora.
 

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Feltre: Finalmente 50000 metri cubi di cemento alll’Altanon

FELTRE. Un complesso d’architettura o un muro di cemento davanti alla
città? Il progetto urbanistico dell’Altanon è stato presentato agli
abitanti durante il forum sul Pat, ma l’esito del piano di intervento
esposto dall’amministrazione sarà svelato solo col tempo. Su un’area da
50 mila 750 metri quadri sorgerà un quartiere con sette blocchi di
edifici per 50 mila metri cubi di volume. Il nuovo “skyline” prospetta
una serie di fabbricati alti fino a 18 metri, che saranno il manifesto
d’entrata e d’uscita alle porte di Feltre. Appeso proprio sulla visuale
del colle delle Capre.  L’impatto estetico sulla città sarà
inevitabile, nella speranza di un’opera ben riuscita e piacevole
all’occhio. Lo schema generale del piano d’intervento sull’Altanon
suddivide l’area strategica compresa tra viale Montegrappa, la stazione
e viale Piave in sette comparti edificabili.  Il primo punto
interrogativo – sollevato dalla minoranza alla riunione del forum di
venerdì – riguarda la destinazione del blocco numero quattro, di
proprietà pubblica, dove sono situate attualmente le serre Mazzocato.
La scorsa amministrazione vi aveva ipotizzato la costruzione di un
auditorium, che però non rientra nei programmi dell’esecutivo Vaccari.
I complessi sei e sette si riferiscono a due fabbricati già esistenti
che saranno mantenuti: quello che include la Coop e l’edificio dei
primi del Novecento che si affaccia su viale Piave.  Per i comparti
dall’uno al tre è prevista invece una nuova edificazione per un totale
di dodici costruzioni che coprono la superficie di 6 mila 765 metri
quadri. Le altezze di questi fabbricati da realizzare sull’area libera
dell’Altanon variano da un massimo di 18 e 15 metri – traducibili in
condomini di cinque piani – fino ai 4 metri dei corpi di collegamento.
 Ricavando appartamenti (per circa il 40 per cento della superficie) e
soprattutto uffici. In mezzo ci saranno percorsi nel verde, parcheggi,
una piazza pedonale, parchi urbani e spazi pubblici. Sono previste
infine dal piano di intervento sul terminal cittadino le opere di
urbanizzazione all’interno del quinto comparto, in cui si trova la
stazione delle corriere.  La consistenza della volumetria di metri cubi
da riempire con materiale edilizio aveva suscitato in passato tante
discussioni, al punto tale da attirare su Feltre il vincolo
paesaggistico da parte del Ministero. E adesso la visuale della città è
destinata a cambiare drasticamente di fronte ad un’imponente
architettura.  Il Pi tiene conto del masterplan realizzato dallo studio
londinese dell’architetto Chipperfield e presentato alla passata
amministrazione Brambilla, le cui indicazioni sono state
sostanzialmente recepite dalla planimetria definitiva. Il progetto per
diventare esecutivo deve essere adottato dal consiglio comunale. Una
volta approvati, gli interventi su urbanistica e fabbricati saranno
attuativi e passeranno al vaglio della commissione edilizia per il via
libera ai lavori.

 

vedi anche:

L’Altanon in rampa di lancio un nuovo quartiere in centro

 

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