IL MELETO DI CALLIOL E’ NOCIVO: COME CE LO DEVONO DIRE?

Scarichi abusivi, azienda multata

 CESIOMAGGIORE. Non è ancora chiara la relazione fra la moria di pesci
riscontrata quest’estate sul torrente Viera e la presenza di
tensioattivi (sostanze nocive contenute nei detergenti domestici) e
materia organica biodegradabile riscontrata in uno scarico non
autorizzato al servizio dell’azienda che gestisce il meleto di Calliol.
Quella che invece è chiara è la pesante multa comminata all’azienda,
diverse migliaia di euro, per lo scarico abusivo. La dura legge è stata
applicata anche se il pozzetto non autorizzato è stato una “eredità”
del precedente proprietario.  Ad approfondire le indagini
sull’inquinamento ambientale, su segnalazione dei pescatori che avevano
riscontrato la moria di pesci, sono stati gli uffici forestali che,
ispezionando i luoghi, sono risaliti fino all’ipotetica fonte di
inquinamento lungo il corso d’acqua che arriva a Calliol. In quel luogo
è stato prelevato un campione dallo scarico abusivo, successivamente
fatto chiudere dal comune che ha sanzionato l’azienda. Il campione è
stato esaminato dall’Arpav che ha rilevato la presenza di due
componenti in percentuali superiori a quelle previste dalla normativa,
in particolare tensioattivi e colibatteri.  «Non è ancora chiara la
relazione fra lo sversamento dello scarico ed il ritrovamento di pesci
morti lungo il torrente», dichiara il sindaco Gianni De Bastiani. «Il
comune tuttavia ha predisposto un piano di controlli condiviso con
Arpav e Usl, delle acque a monte e a valle del meleto di Calliol. I
controlli sono estesi comunque anche agli altri frutteti di grandi
dimensioni presenti sul territorio comunale. Resta sempre nostra ferma
intenzione monitorare la qualità dell’ambiente in relazione alle
pratiche agricole, completando il sistema dei controlli disciplinati
con il regolamento comunale sull’uso dei prodotti fitosanitari».  E’
già previsto per primavera, ai fini del regolamento comunale in
materia, il sopralluogo ai meleti dove si fa coltivazione semintensiva,
nelle fasi di irrorazione dei fitofarmaci. In questa occasione sarà
presente anche la polizia municipale. (l.m.)

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I POST SULLA VAL DI NON

E LE SIMPATICHE REAZIONI DELLA MELINDA E DEL SINDACO DI CESIO

                                                      

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CARTA DI HENDAYE NO TAV

 

Il 23 gennaio 2010 è
stata approvata la Carta di Hendaye, oltre trenta associazioni NO TAV si
sono date appuntamento nella città francese

per dare vita al primo
raduno europeo contro le linee ferroviarie ad alta velocità
. Un vero e
proprio manifesto di lotta a livello europeo.

Leggi
la Carta di Hendaye
  (420 Kb –
pdf)

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AUTOSTRADA CADORE-CARNIA: NO DALL’AUSTRIA?

«Gli austriaci hanno già detto di no»

  BELLUNO. La Società per l’autostrada Alemagna spa vuole chiedere il
parere di Bruxelles e degli austriaci sulla fattibilità della Venezia –
Monaco, prima di andare avanti con i progetti.  La richiesta (avanzata
durante l’assemblea dei giorni scorsi) trova una pronta risposta,
quella del Comitato Arge Stop Transit Lienz che ieri ha diffuso un
comunciato: «Il Parlamento austriaco ha ratificato la Convenzione delle
Alpi, escludendo in questo modo ogni possibilità di prolungamento
dell’Alemagna su territorio austriaco, sotto qualsiasi forma»,
esordisce il comitato per ribadire cose già note da tempo.  «Nelle
ultime settimane i media italiani riportano che i fautori delle
autostrade in Veneto sono tornati alla ribalta e premono per un nuovo
collegamento transalpino che si collochi fra le autostrade esistenti
del Brennero e dei Tauri, sacrificando al traffico stradale ambiente e
salubrità di altre valli alpine. E’ ormai ampiamente riconosciuto che
la costruzione di un’infrastruttura autostradale comporta grandi
investimenti di capitali ma pochi nuovi posti di lavoro; le stesse
somme investite in altri tipi di progetti (per esempio nella
ristrutturazione termica degli edifici, in piccoli progetti per le
energie rinnovabili, investimenti sulla rotaia) porterebbero a ben
maggiori e diversificate ricadute occupazionali».   Continue reading

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Nel verde Trentino discariche velenose

Sardagna, milioni di scorie illegali

 TRENTO. Una montagna di rifiuti vietati, che ha disperso sostanze nel
sottosuolo della discarica Sativa, andando ad inquinare anche la
sorgente che fuoriesce dal sito di Sardagna con un livello di solfati
fuori norma. Oltre 14 milioni di kg di rifiuti non idonei finiti a
Sardagna nel 2007, altri 64 milioni nel 2008, pari al 67 per cento del
totale del materiale scaricato.  Questi sono alcuni dei dati contenuti
nella consulenza tecnica che la procura della Repubblica di Trento ha
affidato qualche mese fa al proprio consulente, il professor Iacucci,
considerato uno dei massimi esperti di rifiuti in Italia. Il quadro che
ne emerge non fa stare tranquilli sullo stato di salute della
discarica, ma neanche delle acque sotterranee che la attraversano se si
considera che già nel 2001, secondo la consulenza tecnica, l’82% dei
rifiuti a Sardagna sarebbe stato conferito in modo illegale.
 L’inchiesta partita da Napoli e transitata poi alla procura di
Grosseto sul traffico di rifiuti – che vede indagato Simone Gosetti e
Alessio Comper – e che ha portato a presunti conferimenti illeciti
anche a Sardagna riapre uno squarcio su un tema ancora caldissimo e
doloroso per il Trentino. Secondo le accuse il gruppo siderurgico
Lucchini spa di Trieste avrebbero conferito a Sardagna terre e rocce
diverse da quelle consentiti, rifiuti misti vari ma soprattutto rifiuti
di acciaieria, composti da scorie e polveri di refrattario, sostanze
inquinanti che residuano dalla lavorazione siderurgica. Continue reading

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L’eutrofizzazione degli ecosistemi come paradigma della trasformazione consumistica della società alpina

di Fausto Gusmeroli

Premessa
Nell’anno 1968 viene pubblicata l’opera del biologo matematico austriaco Ludwig von Bertalanffy The general system theory1 , il primo impianto dottrinale di quello che, nei decenni successivi, s’imporrà come il nuovo metodo di osservazione della realtà, oltre che nuova scuola di pensiero. La teoria nasce e si sviluppa in maniera trasversale, nei più disparati campi delle discipline scientifiche e umanistiche, dimostrando come quella separazione imposta dal metodo riduzionista-meccanicista Galileiano-Newotiano e dal suo dogma della specializzazione fosse una forzatura, un artifizio utile per talune speculazioni, ma incoerente con la natura delle cose e incapace pertanto di coglierne l’essenza ultima. CONTINUA

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URBANIZZAZIONE E DIFESA DEL TERRITORIO, Critica a un certo ecologismo

Pubblichiamo un estratto da "La città totalitaria, ed. nautilus, perchè riteniano interessante l’analisi sul mondo in cui viviamo e le indicazioni per combatterlo e cambiarlo, unite alla critica di quei percorsi che anzichè toccare i tasti cruciali, le contraddizioni più pesanti e nocive (come la delega, la rappresentanza, la mancanza di autonomia delle persone), cercano di migliorarne l’aspetto, rendendolo più accettabile, istituzionalizzando un dialogo con i responsabili della distruzione. Senza intaccarne la sostanza. Speriamo che questo testo possa servire ad affinare gli strumenti per lotte realmente efficaci.

Buona lettura. 

URBANIZZAZIONE E DIFESA
DEL TERRITORIO

Critica a un certo
ecologismo

di Miguel Amoròs

 

«Dite quel che volete –
chiamatelo sciocco, puerile, qualunque cosa; ma non vi dà il vomito il modo in
cui stanno conciando

l’Inghilterra con le
loro vasche per uccelli e i nanetti di gesso colorati e le fate e le lattine
arrugginite, là dove prima c’erano degli

splendidi boschi di
faggi? […] E volere una boccata d’aria!

Non ce n’è, di aria.»

George Orwell, Una boccata d’aria

 

Qualsiasi società, nella
misura in cui si fonda su un habitat, consiste in un’appropriazione del
territorio. Quest’ultimo, nel corso degli anni, viene lentamente modificato
dall’attività umana e, a sua volta, per le sue peculiarità geografiche, determina
tale attività. Non occorre sottolineare il ruolo svolto dai luoghi nella
formazione delle società per affermare che la Storia e la Geografia – o la
Società e la Natura – si sono condizionate a vicenda. La rivoluzione
industriale ha profondamente mutato questa reciprocità, liberando la società
dai condizionamenti territoriali, ma a un prezzo molto alto. Da un lato, la
gestione del territorio, grazie all’urbanesimo, si è trasformata in uno
strumento di accumulazione di capitale; dall’altro, la presa di possesso del
territorio da parte del capitale, cioè la sua trasformazione in merce, ne ha
provocato la distruzione. Basta pensare, per esempio, allo stato deplorevole
delle zone industriali o minerarie dismesse. Sotto il dominio del capitale, la
liberazione della società dalle costrizioni imposte dalla natura è stata
terroristica. Il processo tuttavia non si è svolto simultaneamente in tutte le
direzioni. Nei primi tempi, lo spazio del capitale era fondamentalmente il
territorio urbano. Le persone che vivevano in campagna effettuavano solo
occasionalmente scambi in denaro, e restavano in gran parte fuori dalle leggi
dell’economia. Nell’arco di un periodo relativamente breve della storia la
situazione è però mutata, al punto che oggigiorno tutto il territorio subisce
gli effetti della mondializzazione dell’economia e, di conseguenza, tutto il
territorio è realmente o potenzialmente urbano. L’Europa si è trasformata in un
reticolo di macchie metropolitane in espansione, che tendono a formare una
megalopoli continentale diffusa. In queste condizioni, l’appropriazione sociale
del territorio è inseparabile dalla sua degradazione e dalla sua distruzione. Continue reading

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LA VERGOGNA DELL’AMIANTO A BELLUNO

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NON SI PUO’ NASCONDERE L’AMIANTO SOTTO IL TAPPETO PER SEMPRE

L’AREA BARDIN SARA’ BONIFICATA, IL PROPRIETARIO E’ INQUISITO,  UN NUOVO/VECCHIO CENTRO DIREZIONALE-ABITATIVO-COMMERCIALE-OBSOLETO VERRA’ EDIFICATO, AMMINISTRAZIONI COMUNALI, PROVINCIALI, I PREFETTI, I QUESTORI E I LORO SGHERRI SI SONO TAPPATI OCCHI BOCCA E NASO IN TUTTI QUESTI ANNI. E LO FARANNO ANCORA. I GIORNALI DOMANI PARLERANNO DI ALTRO.

LE DECINE E DECINE DI PERSONE CHE IN QUESTI ANNI HANNO SOLEVATO IL
PROBLEMA IN MANIERA DIRETTA E NON MEDIATA (MAX RESPECT!) CONTINUANO A PAGARNE LE CONSEGUENZE: INSOMMA NULLA CAMBIA…

CAMBIAMO IL NULLA!

ecco l’articolo apparso sul coralpi

L ex area Bardin è in fase di bonifica dall amianto Poi partirà il recupero

  BELLUNO. Il recupero dell’ex area Bardin innesca un progetto di
riqualificazione di ampio livello. C’è un futuro prossimo per gli spazi
di via Lungardo, dove oggi il panorama è decadente e perfino
pericoloso. L’amianto contenuto nel vecchio capannone è in via di
rimozione e questo è il fatto più importante, visto che la zona è
piuttosto popolata. Nei confronti della proprietà, che attualmente è
nelle mani di un imprenditore di Sacile, sono state fatte anche delle
denunce penali.  Dopo le denunce e i rilievi dell’Usl e dello Spisal, i
nuovi proprietari hanno deciso di accollarsi la bonifica, che è
iniziata già da tempo ed è dunque a buon punto. Ancora il lavoro non è
completamente finito, ma nel giro di pochi mesi tutta la struttura del
vecchio edificio Bardin sarà ripulita dal pericoloso materiale.  A
“scoprire” l’esistenza dell’amianto, già nota in realtà al Comune,
erano stati i ragazzi dei centri sociali, i Black Panther’s, quando nel
maggio del 2006 occuparono l’area della rotonda di fronte a Bardin,
proprio per denunciare la presenza di amianto e chiederne la rimozione
in sicurezza, al fine di evitare conseguenze sulla salute dei residenti
dell’Anta e di Borgo Prà.  Du anni prima i ragazzi avevano occupato
l’ex Bardin per sollecitare l’amministrazione comunale a riqualificare
quella superficie abbandonata e degradata e a rimetterla a disposizione
della gente del posto. Poche ore dopo il loro ingresso nel capannone,
qualcuno li aveva avvisati del pericolo veleno e i giovani se ne erano
andati in fretta e furia, salvo poi tornare con una protesta ancora più
rumorosa.  Per quella manifestazione i Black Panther’s furono
condannati a pagare una multa circa un anno dopo. Continue reading

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NO TAV: PRESIDIO A ROVERETO

 
LA VALSUSA RESISTE!
Il tentativo di imporre la linea ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione
si scontra da quasi vent’anni con la tenace opposizione della popolazione
valsusina. In questi giorni il bluff dei carotaggi (il cui unico scopo è
quello di attivare la propaganda mediatica sul presunto inizio dei lavori e
sul preteso consenso dei valligiani) ha fatto capire ai promotori di
quest’opera inutile e devastante che passare in Valsusa sarà... dura.
Migliaia di persone stanno partecipando giorno e notte ai presìdi sorti per
impedire i sondaggi. Manifestazioni, blocchi di strade, autostrada e
ferrovia dimostrano la forza di una valle in lotta.
Esprimere tutta la nostra solidarietà ai valsusini e sottolineare le ragioni
universali della loro battaglia è doveroso.
Tanto più in Trentino, dove il partito degli affari vorrebbe imporci
un’opera se possibile ancora peggiore: il TAV/TAC Verona-Monaco.
La lotta delle donne e degli uomini della Valsusa ha molto da insegnarci su
come difendere la nostra terra, la nostra acqua, la nostra salute, la nostra
dignità.
PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON LA VALSUSA
CONTRO IL TAV VERONA-MONACO
LUNEDI’ 25 GENNAIO, DALLE ORE 17,00
PIAZZA LORETO, ROVERETO
(interventi, collegamenti in diretta con la Valsusa, video)
spazio aperto NO Inceneritore NO TAV
*notavtn.blogspot.com*
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NO TAV TRENTO: Solidarietà con la Val Susa che resiste!

Siamo appena tornati dalla Valsusa, dove i primi tentativi di
realizzare i carotaggi funzionali al TAV Torino-Lione stanno
incontrando una chiara resistenza.
Sabato 9 gennaio, al termine di
una camminata a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone, è
nato un nuovo presidio popolare NO TAV vicino all’autoporto di Susa,
uno dei luoghi scelti per le trivelle.
Nonostante la temperatura
sotto lo zero, fuochi, gazebo, una casetta in lamiera e, soprattutto,
il calore della solidarietà permettono alla gente di resistere al
freddo e ai sondaggi del TAV.
Lunedì le trivelle hanno cominciato
a lavorare, protette da ampi schieramenti di forze dell’ordine, in tre
punti tra la città e la cintura torinese. A Torino e a Orbassano i siti
scelti erano già proprietà private recintate. A Collegno, invece, è
nato un altro presidio permanente NO TAV di fronte alla stazione dei
treni.
Questi nuovi presìdi si aggiungono ai tre attivi dal giugno del 2005 (Venaus, Bruzolo e Borgone).
A
Susa, lunedì sera, tecnici e dirigenti della polizia politica hanno
semplicemente preso atto che l’area dei sondaggi era già occupata da
centinaia di NO TAV, i quali hanno anche dato vita a una prima
manifestazione davanti al Comune di Susa.
Che a protestare siano
rimasti solo quattro gatti – come pateticamente si sforzano di ripetere
televisioni e giornali – è una grossa balla.
I carotaggi (puro bluff
propagandistico) sono cominciati a Torino. In Val Susa non hanno ancora
piantato nemmeno un chiodo (e si parla di vent’anni di lavori!).
Al
presidio di Susa, di notte come di giorno, abbiamo respirato la stessa
aria del 2005: solidarietà, convivialità, tenacia, ferma volontà di
difendere il proprio territorio da un’opera inutile e devastante. Il
presidio si sta allargando. Sulla casetta di lamiera sventola anche la
bandiera NO TAV/ KEIN BBT!
Per avere notizie aggiornate, è possibile contattare i numeri del presidio di Collegno e di quello di Susa:
3386594361 (presidio di Collegno)
3463939507 (presidio di Susa).
Stiamo
organizzando per la prossima settimana un presidio a Rovereto in
solidarietà con la Val Susa che resiste e contro il TAV del Brennero. È
importante che la solidarietà si estenda a tutto il paese. In Val Susa
si gioca una partita importantissima per tutti.
Contro la violenza del profitto, Alpi libere e unite!

spazio aperto NO Inceneritore NO TAV

 

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Val di Non: «Nelle urine pesticidi sei volte maggiori»

 

articolo da l’adige 14/01

VALLE DI NON – Il Comitato per il diritto alla salute in Valle di Non
con una propria indagine, commissionata ad uno dei migliori laboratori
accreditati italiani, non trentino, mette fortemente in dubbio la
valenza delle indagini volute dall’Azienda sanitaria provinciale sul
livello di esposizione ai prodotti fitosanitari dei cittadini nonesi
che vivono in zone ad alta densità «melicola» (i cui dati sono stati
solo in parte anticipati).L’indagine pubblica a detta del Comitato era
limitata nei contenuti e portata avanti in modo scarsamente
appropriato. «Dai nostri risultati emerge che la quantità dell’unico
metabolita ricercato nelle urine della gente è molto superiore alle
concentrazioni trovate dall’Azienda sanitaria: 4 volte di più nella
media ma soprattutto 6 volte di più nei bambini di cui la loro indagine
non si è preoccupata. Inoltre noi abbiamo fatto ricercare ulteriori
metaboliti che sono stati ritrovati in quantità preoccupanti nelle
urine delle persone testate». Il Comitato noneso (30 soci attivi ma un
migliaio di persone che hanno sottoscritto una petizione da questo
proposta per maggiori controlli nel rapporto tra agricoltura intensiva
e popolazione residente) a fine 2008 era stato informato dal
Comprensorio dell’intenzione dell’Azienda sanitaria di attivare un
monitoraggio sui livelli di esposizione ai prodotti fitosanitari di un
gruppo di persone residenti in Valle di Non. Al Comitato erano state in
seguito comunicate le modalità dell’indagine. «Riscontrammo – ci dicono
i rappresentanti del gruppo – grosse lacune e limitazioni nel progetto
e constatammo che i nostri suggerimenti non erano stati accolti». Il
gruppo decise allora di far eseguire a sua volta delle analisi
biologiche, sulla gente quindi, che seguivano quelle ambientali
commissionate anche allora a proprie spese per definire la presenza di
tracce di pesticidi nelle case, giardini pubblici e privati. «Quel
primo nostro check up aveva dimostrato la presenza diffusa, persistente
e profonda di numerosi principi attivi, tra cui alcuni fuorilegge (ddt,
endosuflan, diclofuanide, bromopropilato, carbaril, diazinone,
malathion). Continue reading

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