dal gazzettino del 26/6/08

LONGARONE Dopo l’azione della Provincia
Diffida a Metalba «Non criminalizzateci»
Parla il legale dello stabilimento
Longarone

All’indomani della diffida della Provincia di Belluno nei confronti della Metalba
a regolarizzare l’installazione del nuovo forno di fusione alluminio,
l’azienda preferisce far parlare il proprio legale. L’avvocato Loris
Tosi spiega che «siamo di fronte a qualcuno che, nemmeno tanto tra le
righe, vuole allontanare la Metalba
dall’area industriale di Fortogna. Si tratta di una vera e propria
criminalizzazione dell’attività di questa fabbrica che invece ha
sempre, e in qualunque ambito, agito rispettando le norme vigenti».

A
cominciare dagli inizi degli anni Settanta quando si è insediata in
loco sino a giungere alla realizzazione del nuovo forno della capacità
di 30 tonnellate. «La sua creazione – afferma Tosi – ha seguito pari
pari le indicazioni di legge nonché quelle posteci proprio dalla
Provincia che oggi contesta non solo la struttura ma, diciamolo,
l’esistenza stessa dell’azienda. Una realtà seria e concreta che
figuriamoci se non è in possesso di tutte le autorizzazioni del caso
prima di dar vita a un colosso del genere che ha dei costi e che non si
può smontare certo dall’oggi al domani come se nulla fosse. La riprova
del fatto è che in sede di procedimento di impatto ambientale con la
Provincia si è a lungo parlato del forno ancora vari mesi fa. E nulla
finora era mai stato eccepito mentre adesso, sorprendentemente, vi è
una diffida».

Da qui la richiesta della Provincia alla Metalba
di fornire tutta una serie di documenti che, come evidenzia l’avvocato
Tosi, «hanno del paradossale. Si pensi, ad esempio, che è stato
richiesto di fare la valutazione comparativa dei costi relativi a un
nostro ipotetico trasferimento. Peccato che non vi sia la minima idea
di spostare l’attività. Altro esempio sul rumore: l’ente vuole avere
mappature, isolivelli acustici, grafici. Il tutto in riferimento al
giorno e alla notte, nonché sia alla situazione attuale che agli
storici pregressi. Già solo a leggere tutte queste istanze, lunghe sei
pagine, serve un traduttore tanto specifiche e tecniche sono. Si
pretende un malloppo di documentazione la cui produzione, attraverso
degli specialisti, verrà a costare un piccolo patrimonio per l’azienda.
Tra l’altro con un enorme dispendio di tempo. E con il timore che in
qualunque risposta daremo ci sarà comunque qualche cavillo che punta a
scavare la fossa attorno alla fabbrica».

Il
timore di Tosi è che a essere messi a repentaglio sono i posti di
lavoro. Sia degli operai di Fortogna che di quelli di Bassano la cui
lavorazione deriva direttamente da quella fatta in loco. «È come se Metalba
– commenta il legale – stesse aprendo una fabbrica di cianuro nella
Basilica di S. Pietro. Mentre in realtà la lavorazione compiuta,
altamente tecnologica, è pulita e assolutamente non inquinante. Con le
logiche con cui ci stiamo scontrando è inevitabile che nel Bellunese
non resterà nessuna fabbrica».

Raffaella Gabrieli

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