METALBA: Con la scusa della crisi si propone l’ampliamento

COMUNICATO DEL COMITATO DI FORTOGNA

A FRONTE delle
recenti dichiarazioni fatte dalla Metalba in merito all’auspicata
conclusione positiva dell’iter concernente la V.I.A. per il suo
ampliamento, il comitato di Fortogna sottolinea alcuni punti. Ci sembra
vergognoso che si faccia leva sulla crisi economica mondiale per
spingere gli amministratori ad una scelta favorevole all’ampliamento.
Più volte, in diverse sedi e su svariati argomenti abbiamo dimostrato
concretamente che l’ampliamento non è sostenibile ad una manciata di
metri dalle abitazioni.  Secondo la Metalba, se ci fosse la
possibilità, per far fronte alla crisi economica, la Provincia di
Belluno dovrebbe autorizzare qualsiasi tipo di industrializzazione
purchè porti posti di lavoro. Ma è proprio questa la Provincia di
Belluno che vogliamo, che sognamo per il futuro nostro e dei nostri
figli? Siamo certi però che i nostri amministratori hanno idee diverse
da quelle manifestate da Metalba e siamo pronti a portarle avanti
insieme. Infatti sia il Consiglio comunale che quello provinciale,
all’unanimità si sono espressi contro l’ampliamento e la Commissione
tecnica non può non tenerne conto.  Va bene creare sviluppo, ma non a
qualsiasi costo e soprattutto deve essere uno sviluppo intelligente,
fatto in aree apposite. Riteniamo pertanto che il benessere dei
cittadini venga prima di qualsiasi interesse privato di profitto;
vorremmo che gli imprenditori fossero spinti anche dal dovere morale di
valutare il luogo ideale dove insediare o ampliare la propria attività.
Ricordiamo che la Metalba non ha potuto ampliare la sua attività
produttiva di fonderia né a Bassano del Grappa (dove ha la sede) né a
Marcon (Venezia) dove ha messo in vendita lo stabilimento perchè non
otterrebbe le autorizzazioni necessarie; quindi ci viene naturale
chiederci: perchè a Fortogna sì? Cosa abbiamo di diverso? Siamo i
soliti «mone» dove tutti possono fare tutto, tanto, chi vuoi che se ne
accorga?.  Non abbiamo dubbi e concordiamo con quanto affermato
dall’imprenditore sul fatto che vuole migliorare la propria attività e
incrementare la propria produzione, abbiamo invece dei seri dubbi per
quanto riguarda il rispetto dell’ambiente, delle famiglie e dei bambini
che abitano a ridosso della fonderia, visto il comportamento
dell’azienda in tutti questi anni: rumori molesti, emissioni di fumi,
vapori, odori acri e boati improvvisi riecheggianti anche dalla
montagna a ridosso, che ci fanno svegliare di soprassalto la notte,
aumento della produzione giornaliera al di sopra dei limiti
autorizzati, e la messa in esercizio del nuovo forno senza le
necessarie autorizzazioni.

Il comitato di Fortogna

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Grand Hotel Marmolada. Uno sfregio Così si distrugge l’anima della montagna

Grand Hotel Marmolada. Uno sfregio

Così si distrugge l’anima della montagna

La «Regina delle Dolomiti» rischia di diventare un inutile non-luogo kitsch

Il progetto del nuovo villaggio
turistico che la famiglia Vascellari (uno dei suoi esponenti,
Valentino, è presidente degli industriali di Belluno)
vuole costruire
ai piedi della Marmolada, sul versante di Rocca Pietore (di là della
Fedaia) dove è il posteggio della funivia che, in tre tronchi, porta
fino ai 3.265 metri di Punta Rocca, dopo essere stato contestato
pressoché da tutti gli operatori turistici del Bellunese è approdato
alle pagine dei quotidiani nazionali. E non per caso.

A partire dal nome (Grand Hotel
Marmolada Wellness, mentre si tratta di un villaggio in quota composto
da 54 chalet) tutto è equivoco in questa iniziativa miliardaria, che
non solo distrugge l’ambiente in Marmolada (ciò che ne rimane dopo un
saccheggio quarantennale), ma gli stessi criteri che hanno fatto – e
fanno – la fortuna del comprensorio sciistico dolomitico. Sulle tre
province di Belluno (60 per cento), Bolzano (25 per cento) e Trento (15
per cento), le Dolomiti sono un «pezzo unico» a livello mondiale. Non
tanto perché l’Unesco voglia dichiararle «Patrimonio dell’Umanità»
(sono tutti d’accordo tranne gli speculatori e gli immobiliaristi
locali), quanto perché unisce la massima concentrazione mondiale di
impianti di risalita, la massima concentrazione di posti letto, alla
(ancora) massima naturalità e bellezza dell’ambiente circostante. E
soprattutto si reggono – le Dolomiti – su un’economia diffusa che non
teme crisi. Sono, infatti, famiglie le proprietarie delle case e degli
alberghi, persone che vivono sul territorio, ci lavorano, non si
limitano a succhiarne gli utili finanziari.

Sono i paesi il fulcro dello
sviluppo e del benessere, non i villaggi in quota, i «non luoghi»
clonati, che devono essere svenduti.
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CONTRO LE INDUSTRIE INQUINANTI: IMPORTANTE APPELLO DA FORTOGNA:

 

PETIZIONE PER  FORTOGNA (BL)

E’ molto forte il legame che unisce il comitato Prà Gras
di Fonzaso(No Fonderia-STOP Nocività www.pragras.blogspot.com) e quello
di Fortogna. Un cammino comune iniziato sin dalla nostra nascita e
fatto non solo di una problematica comune (l’insediamento e la
convivenza con una fonderia di alluminio) ma anche da ottimi rapporti
di amicizia accresciutisi nel tempo.
Per noi sono state molto
importanti la testimonianze dei cittadini di Fortogna espresse durante
le nostre serate pubbliche come lo è stato visitare le loro case e
constatare quanto difficile sia convivere con una Fonderia.
Proprio in
questi giorni abbiamo saputo che si discuterà a breve l’ autorizzazione
per l’ampliamento della Metalba di Fortogna e abbiamo pensato che non
possiamo restare con le mani in mano.
Ed è per questo che abbiamo
deciso di lanciare una “petizione on line”.
Invitiamo pertanto
comitati, associazioni e soprattutto cittadini (che hanno a cuore le
sorti del territorio che ci ospita, dell’ambiente, della salute e della
qualità della vita) a sottoscrivere questo appello rivolto al
Presidente della Provincia Sergio Reolon.
(la petizione puo’ essere
sottoscritta anche da più persone contemporaneamente )

Per
sottoscrivere detto appello inviate una mail a:
per_fortogna@yahoo.it

……………………………………………………………………………………………….

Al Presidente della Provincia di
Belluno
Sergio Reolon

Siamo venuti a conoscenza che nei prossimi
giorni la commissione ambiente esprimerà un parere relativo all’
ampliamento della Fonderia Metalba (aumento della quantità di materiale
fuso giornaliero) di Fortogna – Longarone (BL).

Come Lei sa questa
fonderia, che non è dislocata nella zona industriale di Longarone bensì
in una zona a ridosso di abitazioni e del cimitero delle vittime del
Vajont, ha creato e crea notevole disagio e problemi ai residenti
località abitata di S. Martino.
Molte volte questi cittadini
(preoccupati per la loro salute e qualità della vita) le hanno
dimostrato i grossi problemi di vivibilità che tale fonderia provoca,
ricevendo sempre e solo rassicurazioni

Tenuto conto di ciò’, ma anche:

–    della morfologia della Val Belluna in cui l’inversione termica (per
molti mesi all’anno) blocca al suolo polveri e inquinanti e del
preoccupante tasso di incidenza dei tumori di questa zona;
–    di quando
scritto nel PTCP, in cui si auspica che non vengano aumentate le
emissioni in atmosfera, ma che anzi queste vengano ridotte;
–    del
documento “Sicurezza?!” costruito e sottoscritto da tanti comitati e
associazioni della provincia di Belluno; (http://pragras.blogspot.
com/2008/12/sicurezza.html);
–    del diritto di cittadini di essere
coinvolti nelle decisioni che riguardano il territorio in cui vivono;
–   
dell’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana;
–    del
fatto che la Metalba abbia installato un forno senza le dovute
autorizzazioni e senza seguire le procedure correttamente(stando a
quanto riportato dalla stampa)

LE CHIEDIAMO DI ATTIVARE E FARSI
PROMOTORE DI TUTTE LE INIZIATIVE E AZIONI POSSIBILI AL FINE DI NON
PERMETTERE L’AMPLIAMENTO DI DETTA FONDERIA.
NON PREGIUDICANDO
ULTERIORMENTE LA QUALITA’ DELLA VITA E IL DIRITTO DI OGNI CITTADINO DI
VIVERE IN UN AMBIENTE SALUBRE

Nome………..….. Cognome……..…via…………………………….
….. città………provincia…

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Colbricon: Tende più impattanti dei piloni della funivia?


Le gloriose tende che presero la multa al Colbricon: gli impianti non impattano, si finanziano

Flash: notizia breve

(nota: Chi scrive era presente)
Nell’agosto del 2008 un gruppo di persone piantò alcune tende presso i
Laghetti di Colbricon, dentro il cuore del Parco Naturale di Paneveggio
– Pale di San Martino. Erano alcuni dei circa 200 manifestanti che il
giorno successivo avrebbero civilmente e sobriamente protestato contro
la prevista approvazione del collegamento di impianti tra San Martino e
Passo Rolle. Una parte di impianto passerà anche presso quegli stessi
bellissimi laghetti. Le Guardie del Parco provvidero subito ad elevare
una multa: circa 150 euro, perché in quel luogo (SIC,  ZPS, area Parco)
come saggiamente prevede il Regolamento del Parco Naturale, non sono
accettati disturbi al paesaggio, così delicato e struggente.  Le tende
sono un elemento di disturbo del paesaggio e sono dunque vietate. Le
regole si sono applicate giustamente e con preciso rigore. Come
dovrebbe essere. Sempre ? continua

Posted in Impianto di collegamento "San Martino di Castrozza - Passo Rolle" | Comments Off on Colbricon: Tende più impattanti dei piloni della funivia?

Santa Giustina: L’inceneritore rimane nel cassetto? Ma i mostri continuano a sognarlo…

SANTA GIUSTINA. Il progetto termovalorizzatore non è stato
accantonato. E’ in standby e il gruppo Reno de Medici potrebbe
riproporlo se le condizioni lo permetteranno. Il gruppo, leader europeo
nella produzione cartaria, punta a realizzare un ciclo efficiente di
riutilizzo degli scarti di produzioni di Santa Giustina e degli
stabilimenti allo scopo di produrre l’energia necessaria per generare
il vapore che asciuga il cartoncino. Per adesso a Santa Giustina si
brucia metano. Secondo l’azienda non è semplice fare passare il
messaggio che un minore costo dell’energia avrebbe ricadute positive
sull’intero ciclo produttivo lasciando maggiori risorse di cui potrebbe
beneficiare anche il personale.  Dopo che l’azienda aveva inoltrato in
Regione la pratica di autorizzazione integrata ambientale nel febbraio
2008, a Santa Giustina c’era stata una levata di scudi, un fuoco di
sbarramento soprattutto dell’opposizione in consiglio comunale malgrado
la relazione tecnica indicasse nella centralina il mezzo per modificare
l’attuale sistema di smaltimento dei rifiuti e dei sistemi di
approvvigionamento energetico. L’impianto servirebbe a produrre vapre
da fonti rinnovabili. L’impianto dovrebbe bruciare scarti di pulper (un
mix di carta da macero) e fanghi essiccati di depurazione di «acque
dell’industria cartaria».  Per contro, prima Rifondazione Comunista,
poi gli ambientalisti e infine il Wwf erano scesi in campo manifestando
la netta contrarietà al progetto. Puntare sulla raccolta differenziata,
arrivata addirittura all’85 per cento a Ponte nelle Alpi, è ritenuta la
cura adeguata.  Un metodo per ridurre il consumo di derivati del
petrolio sostituendoli con biomassa e recuperare gli scarti attualmente
avviati a smaltimento. Appena un mese fa il vicesindaco di Santa
Giustina, Ennio Vigne, ha confermato nel corso di un incontro
frazionale che la direzione della cartiera ha per il momento riposto
nel cassetto il progetto.  Riposto, appunto. Non cestinato. Da Milano
fanno sapere che se ne riparlerà quando il clima sarà più disteso.

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MEGA RESORT DI MALGA CIAPELA: IL “SISTEMA” VASCELLARI SU REPUBBLICA…

La battaglia della Marmolada allarme per un mega resort ai piedi dell’ ultimo ghiacciaio

jenner meletti ROCCA PIETORE (Belluno) –

Ci sono anche sindaci felici.
«Il Grand Hotel Marmolada wellness sarà costruito qui, dove c’ è il
grande parcheggio per la funivia. Gli chalet saranno poco lontano,
sulla strada verso la centrale idroelettrica. Ma saranno fatti bene,
sembreranno i fienili di una volta». Il sindaco contento è Maurizio De
Cassan, 53 anni, albergatore a Malga Ciapela e primo cittadino di Rocca
Pietore. «Gli hotel, e anche le seconde case, continuano a pagare l’
Ici. Così avremo i soldi per il bilancio comunale». Un tempo, a Malga
Ciapela, salivano solo i pastori per portare le vacche in alpeggio.
Adesso parte da qui la funivia per la Marmolada. Parte da qui anche l’
ultimo attacco alla Regina delle Dolomiti. Il Grand Hotel Marmolada non
sarà un piccolo albergo di montagna, poche stanze, piumoni, stube,
minestrone, capriolo con polenta. Nel palazzo centrale ci saranno 100
appartamenti e attorno saranno costruiti 54 chalet: in tutto 248
stanze, più il centro benessere, quello per congressi, piscine coperte,
saloni, negozi, palestre~ Ottanta – novantamila metri cubi di cemento
davanti alla montagna più bella, la Marmolada. «è uno scempio
ambientale, e non solo» dice Fausto De Stefani, presidente dell’
associazione ecologista Mountain Wilderness. «La vita sulle Alpi si
difende costruendo un equilibrio fra le comunità. Qui invece arriva una
massa di cemento, imposta da interessi imprenditoriali, che rompe ogni
equilibrio. L’ identità e la storia di Rocca Pietore vengono
cancellate. Gli artigiani e i piccoli imprenditori di questa conca
avranno purtroppo un solo futuro: andare a fare i camerieri al Grand
Hotel». L’ insulto alla Regina delle Dolomiti dura ormai da troppi
anni. Strade scavate nel ghiacciaio per costruire i nuovi impianti
della funivia, crepacci usati come discariche, silenzio spezzato dagli
elicotteri che portano in vetta gli appassionati di eliski. Non si
scompone, il sindaco albergatore Maurizio De Cassan. Resiste anche alle
critiche dei suoi colleghi della Federalberghi, che hanno definito il
progetto «una svendita del territorio, un’ eresia, perché non può
esistere turismo senza bellezza». «Quelli lì – dice – parlano senza
conoscere bene le cose. Qui alberghi a 4 o 5 stelle non ne abbiamo e
certi clienti non vengono nei nostri tre stelle. E poi piscine e centro
benessere saranno aperti anche ai clienti degli altri hotel che faranno
le convenzioni». Tutto iniziò nel 2005, quando in consiglio comunale
venne approvata la cosiddetta «variante Vascellari», pochi giorni prima
che la Regione Veneto bloccasse le modifiche ai Prg. Mario Vascellari è
presidente della società Tofana Marmolada proprietaria della funivia
che porta in cima alla regina delle Dolomiti (ristrutturata nel 2005
con 15,5 milioni di euro, 6 dei quali dati dalla Regione Veneto a fondo
perduto). Valentino Vascellari, fratello di Mario, è il presidente
dell’ Associazione industriali di Belluno (e socio nella società della
funivia) che l’ altro giorno ha presentato il progetto di Malga Ciapela
assieme ad un altro hotel da 180 camere a Sappada. «I fratelli
Vascellari – dice il sindaco Maurizio De Cassan – sono anche i soci
principali della società che vuole costruire il Grand Hotel resort. Del
resto, la variante del 2005, quella che abbiamo approvato in consiglio,
l’ avevano preparata, e pagata, proprio loro. Così ho risparmiato i
soldi della comunità». Contro il «mostro della Marmolada» si alzarono
subito polemiche. «Nonostante le proteste il progetto è rimasto quello
iniziale. Il corpo centrale sarà alto 12 metri e mezzo, più qualche
torre». Già oggi gli appartamenti non mancano, a Rocca Pietore e
frazioni. Secondo il censimento del 2001 per 1.451 abitanti (e 650
famiglie) ci sono 1.887 abitazioni. «Penso che in 5 anni – dice il
sindaco – il resort sarà realizzato. Credo che costerà 50 milioni».
Walter De Cassan, presidente della Federalberghi di Belluno, è
infuriato con il quasi omonimo sindaco di Rocca Pietore e con chi, come
lui, «butta via il territorio». «Il Grand Hotel di Malga Ciapela è una
follia. Nel bellunese i letti degli alberghi sono occupati solo per il
40%. Il problema è fare conoscere le nostre Dolomiti, altro che
costruire nuovi hotel portando tonnellate di cemento sulla Marmolada».
Per capire la differenza fra un hotel a gestione familiare e l’ albergo
gestito da una catena nazionale o internazionale, basta entrare all’
hotel Principe Marmolada, a Malga Ciapela, che fa parte della Emmegi
hotel srl con sede a Milano. Con sette gradi sottozero nel menù del
pranzo si offrono riso all’ inglese e prosciutto e melone. Nessuna
traccia di zuppe o polenta. Acquisti e menù sono decisi a livello
nazionale, e la tavola del ristorante davanti alla Marmolada è uguale a
quella di un self service milanese. «Il grande complesso alberghiero –
dice Luigi Casanova, vice presidente di Cipra, la Commissione
internazionale per la protezione delle Alpi – è invadente, cancella l’
identità della popolazione locale, frantuma le filiere corte dell’
economia che ancora oggi resistono. Cancella l’ artigianato, i piccoli
albergatori, gli affittacamere». La battaglia di Mountain Wilderness
per difendere «l’ ultimo vero ghiacciaio delle Dolomiti» è iniziata nel
1988. «In quell’ estate – ricorda Fausto De Stefani – raccogliemmo
centinaia di sacchi di immondizie sotto la parete sud. Ci calammo nei
crepacci per raccogliere funi, plastiche, prodotti chimici, rifiuti di
ogni tipo scaricati dalla società della funivia assieme a oli esausti e
carburanti». Per questo inquinamento la società funivie Tofana
Marmolada è stata multata di 100.000 euro, da pagare alla Provincia di
Belluno come risarcimento per danni ambientali. Il 4 febbraio 2008, a
Cavalese, tre rappresentanti della stessa società sono stati condannati
a 8 mesi di reclusione (indultati) per avere costruito senza
autorizzazioni una strada di accesso al cantiere della funivia, nel
cuore del ghiacciaio. Fra i condannati anche il presidente della
società, Mario Vascellari, che assieme al fratello Valentino (il
presidente degli industriali bellunesi) ora ha il permesso di costruire
il mega resort di Malga Ciapela. Valentino Vascellari non ha certo
risparmiato elogi al progetto. «Il turismo bellunese – ha detto –
uscirà dall’ età della pietra». Ed entrerà nell’ età del cemento ad
alta quota. Colato fra i cristalli di ghiaccio della Marmolada.
JENNER MELETTI

Posted in cementificazione di malga ciapela (marmolada - bl) | 1 Comment

SI STA COSTITUENDO L’ASSOCIAZIONE “ALTA VAL DI NON FUTURO SOSTENIBILE”

 

dal sito http://www.ruralpini.it

 

TRENTINO
(05.01.09)

SI
STA COSTITUENDO L’ASSOCIAZIONE "ALTA VAL DI NON FUTURO SOSTENIBILE"

Mentre
prosegue la raccolta di firme contro l’ulteriore espansione della
coltivazione intensiva delle mele Melinda i promotori e i sostenitori
del Comitato stanno pensando di costituirsi in associazione per
dare continuità e incisività alla loro azione. L’obiettivo è di
salvare le aree a prato dell’alta Val di Non e in particolare i Pradiei,
che i melicoltori si stanno preparando a trasformae in
meleti, per realizzare un parco di agricoltura naturale. Anche gli
operatori del turismo iniziano a temere che l’ulteriore dilagare
della melicoltura con le conseguenti irrorazioni di pesticidi e
monotonia del paesaggio possa compromettere l’economia turistica
locale. Intanto in bassa valle chiude con l’anno nuovo il caseificio
di Lover di Campodenno a causa della chiusura delle stalle e dell’espansione
della monocoltura della mela Melinda. Insieme al caseificio sociale
attivo da quarant’anni chiude anche l’unica rivendita di alimentari
del paese. Una storia emblematica di come non si fa nulla per tutelare
la ruralità alpina che vice di diversificazione, di interazione
tra attività produttive agricole, artigianato, piccolo commercio
e piccoli esercizi turistici diffusi.

Posted in pesticidi in val di non | Comments Off on SI STA COSTITUENDO L’ASSOCIAZIONE “ALTA VAL DI NON FUTURO SOSTENIBILE”

NO ECOMAFIE: 31/01 MANIFESTAZIONE A BASSANO!

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OK, E’ DEFINITIVO ! SABATO 31 Gennaio MANIFESTAZIONE A BASSANO ! 

a
cura del Presidio di San Pietro

                                                 

Manifestazione
sul tema ECOMafia e "VERA sicurezza"

Il corteo partirà alle ore 14:00 dalla stazione FS di Bassano.

Lanciamo
un vero e proprio SOS da San Pietro per partecipare a questa manifestazione,
e…  … è prevista una grande sorpresa per tutti !

Fare
girare i volantini il più possibile !!!

 

SE AL SUD, CERTI EPISODI SI CHIAMANO "MAFIA",  ANCHE
GLI STESSI EPISODI CHE ACCADONO A BASSANO SI DEVONO SEMPRE CHIAMARE
"MAFIA" !!!  

 

L’INQUINAMENTO
DELLA NOSTRA ZONA INDUSTRIALE , SITA IN AREA DI RICARICA DI FALDA, HA GIA’
INQUINATO LE FALDE DA "CROMO 6" E TUTTO IL BACINO SCOLANTE DELLA
LAGUNA DI VENEZIA.

ORA
SEMPRE DALLA STESSA ZONA SONO PARTITI ALTRI NUOVI GRAVISSIMI
INQUINAMENTI, CHE CAMBIERANNO PER SEMPRE LA VITA DELLE PERSONE DI
ALTRI COMUNI E ALTRE PROVINCIE
….. Sì, perchè l’inquinamento dalla
nostra area di "ricarica" giungerà a voi attraverso le falde, come
già avvenuto per il cromo 6.

 

COSI’ NON C’E’ FUTURO… PER NESSUNO !

Le
volute omissioni ed inadempienze delle istituzioni bassanesi hanno causato
tutto ciò, con la partecipazione certa e provata della MAFIA !

 

LA MAFIA E L’INQUINAMENTO,
SONO PROBLEMI DI TUTTI, TROVIAMOCI, UNIAMOCI, LOTTIAMO ASSIEME ! 

 sabato
31 gennaio…

e
facciamo un "bel lavoro"
 

 

 

Posted in zincheria valbrenta- san pietro di rosà (vi) | Comments Off on NO ECOMAFIE: 31/01 MANIFESTAZIONE A BASSANO!

FELTRE: Lo smog non dà tregua 10 sforamenti di fila

dal coralpi del 7/01/09

FELTRE. Dieci di fila. L’inquinamento non concede tregua alla città:
dal 27 dicembre la concentrazione di polveri sottili nell’aria supera
costantemente la soglia d’allarme dei 50 microgrammi per metro cubo.
Anche lunedì la centralina dell’Arpav di via Colombo ha registrato uno
sforamento, con le Pm10 a quota 89 microgrammi per metro cubo. E se il
2008 si era chiuso con 56 sforamenti (contro il limite di legge di 35),
gli ultimi cinque dei quali consecutivi, il nuovo anno non è cominciato
meglio, con altri cinque superamenti consecutivi e un valore medio
nettamente al di sopra della soglia di legge (40 microgrammi).

rassegna stampa clicca qui

Posted in tumori nel feltrino | Comments Off on FELTRE: Lo smog non dà tregua 10 sforamenti di fila

Paolo Rumiz sugli impianti sciistici

Centottanta impianti falliti al Nord: colpa della speculazione

Colate di cemento, terreni sbancati, piloni arrugginiti: la mappa dello scempio

Seggiovie e alberghi fantasma
così chiude la montagna

di PAOLO RUMIZ

VENTO che sibila nei corridoi di alberghi chiusi, gelidi come
l’Overlook Hotel del film Shining. Seggiolini sballottati dalla
tormenta, appesi a funi immobili. Stazioni di funivie piene di
immondizie, senz’anima viva intorno. Piloni arrugginiti, ruderi che
nessuno rimuove anche nei parchi naturali. Ora i numeri ci sono. Quelli
– mai fatti prima – degli impianti ridotti al fallimento dal
riscaldamento climatico e dalla speculazione immobiliare. Oltre
centottanta nel solo Nord Italia. La metà di quelli -350 – che sono
stati chiusi finora. Centottanta vuol dire quattromila tralicci,
centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, seicentomila metri di
fune d’acciaio, cinque milioni di metri di sbancamenti e di foresta
pregiata trasformata in boscaglia. Ferri contorti come i ramponi di
Achab sulla gobba della balena. 

Per contarli abbiamo assemblato dati da parchi e corpi forestali,
attivisti di "Mountain Wilderness" e guide alpine, soci di Legambiente
e della "Cipra", il Centro per la tutela delle Alpi. Dati
impressionanti, che sembrano non insegnare nulla a chi in Italia – caso
unico in Europa – insiste a sovvenzionare impianti a bassa quota o,
peggio ancora, nei parchi nazionali, in barba ai vincoli comunitari.

Fotogrammi. Saint Grée di Viola, quota 1200, provincia di Cuneo, è un
monumento al disastro. Si chiamava Sangrato, ma non era abbastanza
trendy per un centro che doveva attirare sciatori da Piemonte e
Liguria, e così gli hanno cambiato il nome. Prima ha perso la neve, poi
i clienti, infine ha inghiottito soldi pubblici per un rilancio
impossibile. Oggi sembra Beirut dopo la guerra, cemento e vetri rotti
con la scritta "Vendesi". Continue reading

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