MIS, CAORAME… UN PO’ OVUNQUE: CENTRALINE A TUTTO SPIANO PER FARE CASSA

ECCO LA SITUAZIONE DELLO SFRUTTAMENTO DEL PIAVE (CLICCA SULL’IMMAGINE PER INGRANDIRE)

Stanno arrivando al momento decisivo i progetti di sfruttamento elettrico in cambio di soldi dei torrente Caorame e in Valle del Mis. Due casi esemplari di un trend mostruoso che riguarda tutta la provincia di Belluno e le Alpi intere. Fra breve tubi di derivazione, canali artificiali, dighe e dighette, strade e strutture di servizio, captazioni varie, camion e ruspe devasteranno questi ambienti per portare qualche decina di migliaia di euro ai burocrati di turno. Che siano privati o pubblici (…) poco importa, la medaglia ha due facce e il danno è lo stesso.

Riusciremo a difendere dai nuovi rapinatori le ultime sorgenti,
impedendone il saccheggio?

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GUERRA DOLOMITICA: IL VELENO SI SOMMINISTRA A PICCOLE, COSTANTI DOSI…

nei giornali, i giorni dopo, verrà fuori che si trattava di un volo militare…

Bang supersonico, tutti fuori

  TRICHIANA. L’inaspettato «bang» di un aereo che ha rotto la barriera
del suono ha provocato momenti di preoccupazione ieri mattina in varie
zone della Valbelluna. La mobilitazione maggiore si è verificata a
Sant’Antonio Tortal, dove il violento boato è stato scambiato per un
terremoto, facendo scattare l’evacuazione precauzionale della scuola
elementare.  Sono stati complessivamente una cinquantina, tutti quelli
presenti attorno alle 8,20 di ieri mattina, i piccoli alunni fatti
evacuare ordinatamente dall’edificio scolastico nel timore che si
trattasse di un terremoto. Per i piccoli, comunque, non ci sono state
conseguenze e, poco dopo hanno ripreso normalmente l’attività, una
volta capito che si trattava del passaggio di un aereo supersonico.
 Non solo a Sant’Antonio Tortal, comunque, il boato è stato udito
distintamente: ai vigili del fuoco di Belluno sono arrivavate alcune
segnalazioni del botto, provenienti da varie località della Valbelluna.
 «Alla fine per i bambini si è trattato di una bella esercitazione, di
una prova del piano di emergenza che si è dimostrato comunque
funzionale – tira un sospiro il sindaco di Trichiana, Giorgio Cavallet
– anche se non c’era niente di grave in atto»
.  Cavallet è tra quelli
che il boato non l’hanno sentito direttamente ma nel corso della
giornata, spiega, ha potuto raccogliere varie testimonianze
sull’episodio avvenuto nella mattinata, anche a Sant’Antonio Tortal, «e
il passaggio di quell’aereo ha effettivamente provocato
preoccupazione». (s.d.b.)

 

PER AGGIORNAMENTI SULLE OPERAZIONI DI MORTE IN ZONA CLICCAQUì

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Denuncia dell’associazione Arianova relativa alla presenza di idrocarburi aromatici nell’aria del basso feltrino (quero, fener, pederobba…..)

riceviamo e pubblichiamo

Pederobba 11 dicembre 2009

ORA NELL’ARIA DI PEDEROBBA e ONIGO ANCHE GLI IPA: sono altamente TOSSICI e CANCEROGENI

Arianova chiede al Sindaco e Arpav di individuare ed eliminare le cause.

Sulla Tribuna il Sindaco risponde… ma parlando d’altro.

8 dicembre 2009 – Comunicato stampa di Arianova

ARIANOVA chiede perché Amministrazione e Arpav restano in silenzio

Dopo i metalli pesanti e le diossine nei terreni trovati dall’Arpav quasi un anno fa, ora l’Arpav dichiara anche che a Pederobba e Onigo ci sono livelli di Idrocarburi Policiclici Aromatici ben sopra i limiti di Legge.
Il dato è nello Studio dell’Arpav realizzato nel quadro della campagna di analisi dell’impatto ambientale del locale co-inceneritore e intitolato “La qualità dell’aria nel Comune di Pederobba – Seconda campagna di monitoraggio dal 31/12/08 al 25/02/09 e sintesi finale dei risultati.”. Lo studio è basato su misure dell’inverno scorso ma è stato reso noto solo a ottobre 2009.
Arianova richiama il Sindaco, il Consiglio Comunale e l’Arpav alle proprie responsabilità e alla necessità di identificare le vere cause le cause di un così preoccupante inquinamento da IPA.
Al Comune in particolare chiediamo più informazione e risposte concrete in termini di tutela della
Salute Pubblica. Continue reading

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ACCIAIERIE DI BORGO: SEQUESTRO DELLO STABILIMENTO. DIOSSINA, SCORIE E PM10 A PIOGGIA… ORA SE NE ACCORGONO!

Sono dovute intervenire la forestale e l’arpav venete, ma finalmente qualcosa è successo: tutti si sono accorti che quel mostro puzzolente in tanti anni ha avvelenato e mortificato un intero territorio. L’etica del "sacro" lavoro da mantenere a qualsiasi costo comincia finalmente a vacillare, gli operai delle acciaiereie in decenni sono stati i primi filtri umani dello schifo che è stato esalato dalle acciaierie, l’ambiente, gli animali e le persone attorno sono stati il destinatario finale.

Certo non possiamo mettere tutte le nostre speranze in mano alla lungimiranza di un magistrato illuminato (magari lo stesso che poi tenta di mettere a tacere chi dice e fa contro le nocività…) o magari aspettare che la forestale di brescia vada a controllare in veneto o in trentino (magari in qualche melificio agroindustriale…) o quella trentina vada ad inquisire in lombardia… L’unica soluzione siamo noi, le persone, non di certo lo Stato, la provincia e i suoi apparati (quelli che hanno così generosamente contribuito al mantenimento di questa merda velenosa).

Massimo rispetto ai pochi/e che in questi anni hanno avuto il coraggio di dire qualcosa contro le acciaierie a Borgo e in Valsugana, magari venendo isolati e osteggiati dalla "comunità" e dai "bravi" cittadini!

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DISCARICA di Ponte Mas: Quei veleni dimenticati

Mercoledì 9 Dicembre 2009, dal gazzettino

La giustizia ha assolto tutti ed ora, a distanza, di quasi due anni
dall’ultimo verdetto, l’immensa discarica creata negli impianti della
ex Calce Mas, rimane lì con tutto il suo carico di veleni, in parte
sotterrati in parte contenuti in grandi sacchi che il tempo sta
devastando, facendo fuoriuscire le sostanze.
      L’amministrazione comunale di Sospirolo ha chiesto alla Procura di procedere nuovamente, ma la formula ne bis in idem non
permetterà di processare un’altra volta i presunti responsabili. Ha
inoltre emanato un’altra ordinanza di bonifica nei confronti della
ditta proprietaria del sito, ma anche in questo caso non otterrà
risposta, visto che, per l’inosservanza delle due precedenti ordinanze,
il legale rappresentante della Ecogeo Srl venne assolto per non aver
commesso il fatto.
      Così il Comune di Sospirolo si ritrova in
groppa una discarica da sanare, con costi che superano il milione di
euro. Toccherà al contribuente, alla fine, pagare per chi ha commesso
il danno. Una storia che, purtroppo, si ripete e di fronte alla quale
la giustizia dimostra il suo grande limite. Limite che il sindaco di
Sospirolo, Renato Moro, individua principalmente nei «tempi troppo
lunghi». Senza contare poi, prosegue Moro, prescrizioni, condoni e
tutto ciò che rende difficile attuare una vera giustizia.
      «Se
solo i tempi fossero più rapidi – spiega il sindaco -, con molta
probabilità la gente non giocherebbe come fa ora. Il problema,
comunque, resta. Ed è pesante. Stiamo interessando la Regione per
vedere se è possibile ottenere dei finanziamenti. Impossibile anche
attivare una procedura d’urgenza, visto che il sito presenta dimensioni
modeste. Circa un mese fa abbiamo fatto l’ultimo sopralluogo e possiamo
comunque dire che la situazione è sotto controllo. Dalle nostre analisi
non risultano esserci materiali tossico-nocivi. Ci siamo attivati anche
con la Procura, presentando una nuova denuncia».
      Secondo gli
inquirenti, che nel 2001 misero sotto sequestro l’area, nel sottosuolo
sarebbero stati trovati scarti di lavorazioni industriali, con valori
altissimi di metalli pesanti. Parte dell’area venne poi "piombata" con
un getto di cemento spesso anche un metro. Nei grandi sacchi
accatastati in più punti, c’è invece silicato bicalcico, all’epoca
proveniente da una bonifica dell’area industriale Ex Magnesio di
Bolzano. L’idea, avviata dalla società Dolomiti Calce, creata all’uopo,
era di lavorare il materiale facendone collanti per l’edilizia. Fu così
che venne preso in affitto il sito dalla Ecogeo, stoccando il materiale
incriminato. Secondo gli inquirenti quella sostanza, infatti, non
poteva essere utilizzata, essendo alcuni valori inquinanti superiori ai
parametri previsti dalla legge. Da qui l’accusa di discarica abusiva. I
carotaggi sul grande piazzale di calcestruzzo, permise invece di
accertare la presenza di materiale tossico-novico, in parte gettato
tale e quale, in parte mescolato al cemento. Da qui il pericolo, mai
allontanato, di un possibile inquinamento delle falde acquifere. Il
sospetto degli inquirenti fu che il progetto di lavorazione del
silicato bicalcico, alla fine, fosse solo una copertura per poter
smaltire rifiuti senza autorizzazione.
      E ora chi pagherà per tutto questo?

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CONTINUANO I “GIOCHI” DI MORTE IN CADORE


QUESTI SI STANNO ESERCITANDO PER ANDARE AD UCCIDERE, NON VI TOCCA NEANCHE UN PO?

In Val d Oten guerra ai talebani

 CALALZO. Finite venerdì le manovre per gli alpini del 7º di Belluno e
altri reggimenti, il 5º e l’8º della Julia, per prepararsi
all’operatività in montagna in vista del possibile impiego in
Afghanistan.  La strada di accesso all’altipiano è rimasta chiusa per
oltre tre settimane, e chi voleva accedere alle strutture di Casera
Razzo e di Baita Ciampigotto, ha dovuto chiedere dei permessi che
venivano concessi solo in certe ore del giorno. Discorsco differente
per i gionalisti, che seppure non accreditati sono stati presi in
carico da alcuni ufficiali che li hanno seguiti per ore, portandoli
addirittura, dopo aver fatto indossare loro anche una tuta mimetica e
un elmetto, con un mezzo corazzato, fino sul luogo delle manovre a
fuoco. Insieme agli italiani anche un ex maggiore norvegese, che al
termine della giornata si è complimentato con l’ufficiale che lo ha
accompagnato e lo ha ringraziato per la sua disponibilità. In effetti,
pur essendo armati di tutto punto, gli accompagnatori hanno dimostrato
una gentilezza ed una preparazione nei rapporti con i visitatori
eccellente. A differenza dell’addestramento dello scorso mese in Val
D’Oten, in questa occasione sull’altopiano di Razzo si sono svolte vere
e proprie manovre militari a fuoco, che hanno rappresentato un’azione
bellica anche contro i talebani. Infatti, nella parte avversaria ai
«nostri», un gruppo di militari ha impersonato i combattenti afghani.
Oltre che reparti a terra, nelle manovre sono stati impegnati gli
elicotteri Mangusta, che si hanno sorvolato il campo si battaglia,
impegnati in voli radenti ed impressionanti per la potenza che fanno
intravvedere. Alla manovra ha dato copertura aerea l’aviazione con
degli aerei provenienti dagli aereoporti dell’Alta Italia. Tra i
militari in azione anche alcune soldatesse dei reparti alpini.
Nell’ultimo giorno di azione erano presenti in qualità di osservatori,
anche rappresentanti di altre armi: dai Carabinieri, agli Alpini,
Guardia di Finanza, all’Aviazione ed alla Marina Militare, compreso un
gruppo di ufficiali della Nato.  I movimenti delle truppe, commentati
da uno speaker, si sono svolti quasi esclusivamente tra la sella di
Razzo e quella di Ciampigotto. Un ambiente unico, che secondo il
commento degli ufficiali, è molto simile a quello dove saranno
impegnati i reparti in Afghanistan.  E «afghani» quasi veri: armati di
tromboncino lancia granate e razzi, con tantom di turbante,
passamontagna, baffoni e barbe nere e folte. Sembrava tutto vero. – Vittore Doro

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BL: SEQUESTRO DELLA BOMBA ALL’AMIANTO, NEL SILENZIO GENERALE DI DESTRI E SINISTRI, COME SE NIENTE FOSSE STATO FATTO E DETTO IN QUESTI ANNI…

Amianto, sequestrata l’area ex Bardin

Il gazzettino, Ven 20 Novembre 2009,

Blitz
della Forestale con sequestro dell’ex area Bardin di Borgo Piave,
quella che qualcuno ha definito una sorta d "bomba chimica" alle porte
della città. La notizia è diffusa ieri a Belluno, ma l’intervento,
disposto dalla Procura, è stato effettuato già lunedì scorso.
     
Ad eseguire l’ordine del magistrato ha provveduto il nucleo di pg della
Forestale che opera in Procura, mentre dal Comando provinciale ci si
limita a confermare che l’operazione è in relazione alla presenza di
amianto nell’ex Bardin, insediamento, che da tempo è divenuto una sorta
di area simbolica dell’inquinamento.
      Il grande impianto
industriale, che si trova poco distante da insediamenti commerciali e
all’ufficio immigrazione della Questura, è dismesso da parecchi anni.
Si compone strutturalmente di cinque capannoni di considerevoli
dimensioni con tetti in amianto, materiale altamente cancerogeno.
     
Per la città è un problema noto. Le stime riguardanti l’area parlano di
coperture in eternit per centinaia di metri quadri che stanno a poca
distanza dal centro abitato.
      A muoversi, cinque anni or sono,
erano stati alcuni attivisti che avevano occupato l’area a titolo
dimostrativo per reclamare spazi sociali. Furono loro, in
quell’occasione, a denunciare massiccia presenze di amianto in
situazione di sbriciolamento sui tetti. Dal che si determinerebbe, per
conseguenza, un effetto dispersione di polveri e di quantità di olio
esausto nelle vicinanze del torrente Ardo, che scorre nelle vicinanze.
Un paio d’anni dopo l’Arpav aveva aveva sostenuto la necessità della
bonifica totale dell’area. Ma le successive amministrazioni – da quella
di De Col a all’attuale – non hanno posto concretamente mano al
problema.
      A quanto si sa è stata proprio l’Arpav recentemente
a compiere un sopralluogo. Di seguito è arrivato il provvedimento
disposto dalla Procura. Non è escluso che ad indurre il magistrato ad
agire con un sequestro cautelativo, sia stato proprio l’esito di
qualche significativa rilevazione.

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Alpini in esercitazione


il Corriere delle Alpi — 11 novembre 2009
 

  DOMEGGE. A pochi giorni dalla partenza dei reparti americani in
addestramento in Val D’Oten, in Cadore è arrivato il 7º alpini. Questa
volta gli alpini non hanno fatto base nella loro caserma di Tai di
Cadore, ma si sono accampati nella piana che si trova di fianco al bar
“Al Parco” di Vallesella, sulle sponde del lago. Sono arrivati con i
loro mezzi lunedì mattina, e subito hanno iniziato il montaggio del
loro accampamento.  L’accampamento di Vallesella serve come base
logistica del reggimento per le esercitazioni che stanno effettuando
sull’altipiano di Razzo, dove esiste anche un campo di aviazione per
gli aerei leggeri.  L’arrivo dei militari in armi ha naturalmente
suscitato l’interesse di molti alpini in congedo che hanno prestato
servizio nello stesso reparto, e che si sono sentiti in dovere di
rinnovare questo loro legame raggiungendo l’ingresso dell’accampamento.
 Sull’altipiano, intanto sono già arrivati circa 30 centimetri di neve,
sulla quale si svolge l’addestramento dei reparti. A causa
dell’annuncio delle esercitazioni e con l’eventualità che le strade che
portano all’altipiano vengano chiuse durante le manovre dei mezzi,
anche gli ultimi locali che erano rimasti aperti, come la baita
Ciampigotto e il rifugio Tenente Fabbro, si sono presi l’annuale
periodo di ferie. E’ rimasta perciò aperta solo la malga che si trova
verso la Forcella Lavardet, nei pressi della quale si stanno
concentrando i movimenti dei militari.  Sono state previste anche
manovre a fuoco e le unità dirigeranno i colpi verso il monte Bivera,
bersaglio anche durante precedenti esercitazioni.  Non è ancora certo
quanto dureranno le manovre militari e vi sarebbe la possibilità che
alcuni reparti arrivino a Razzo provenienti dal Friuli, salendo dalla
strada di Sauris e dalla Valle Pesarina. D’altronde, il 7º reggimento
alpini, di stanza a Belluno, fa parte della brigata alpina Julia,
insieme al 5º ed all’8º reggomento.  E’ quindi possibile che, una volta
terminato l’addestramento del 7º, vi subentri un altro reparto
proveniente da fuori provincia. – Vittore Doro

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Moria di pesci, il meleto è indiziato

CESIOMAGGIORE. Pesci morti vicino a Pez sul torrente Viera. Questo il
ritrovamento del Corpo forestale dello Stato che ha prelevato un
campione d’acqua da uno scarico dei meleti di Calliol. Ma i risultati
sono dubbi e potrebbero far pensare a colifecali derivanti da scarichi
umani.  Il corpo forestale dello Stato ha comunicato nei giorni scorsi
l’episodio di inquinamento, con la moria di pesci sul torrente Viera,
al comune. Il fatto risale allo scorso mese di luglio. Il competente
ufficio forestale ha ispezionato i luoghi ed è risalito sino alla
ipotetica fonte di inquinamento lungo il corso d’acqua che arriva a
Calliol. In quel luogo è stato prelevato un campione d’acqua da uno
scarico non autorizzato proveniente dai locali a servizio dell’azienda
che gestisce il meleto nelle campagne a sud della frazione. Il campione
è stato esaminato dall’Arpav che ha rilevato la presenza di due
componenti in percentuali superiori a quelle previste dalla normativa,
in particolare tensioattivi e materia organica biodegradabile.  Il
verbale dell’accertamento è stato trasmesso in base alla legge alla
società proprietaria dello scarico che ora ha trenta giorni di tempo
per presentare i propri scritti difensivi e chiedere l’annullamento del
verbale, o per estinguere l’illecito dello scarico abusivo pagando la
multa.  «La giunta ha subito attivato gli uffici comunali per
verificare la regolarità dello scarico e per adottare eventuali
provvedimenti cautelari», spiega il sindaco Gianni De Bastiani.  Ma non
è ancora chiara la relazione fra lo sversamento dello scarico e il
ritrovamento di pesci morti lungo il torrente. Uno dei dubbi che
andranno chiariti è quello dello stato delle vasche Imhof a servizio
degli insediamenti abitativi.  «Il comune tuttavia», continua il
sindaco, «ha predisposto un piano di controlli condiviso con Arpav e
Usl, delle acque a monte e a valle del meleto di Calliol. I controlli
saranno estesi anche agli altri frutteti di grandi dimensioni presenti
nel territorio comunale. Il comune intende monitorare la qualità
dell’ambiente in relazione alle pratiche agricole, completando il
sistema dei controlli disciplinati con il regolamento comunale sull’uso
dei prodotti fitosanitari». (l.m.)

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*Rinvio della manifestazione NO TAV del 21 novembre: comunicato*


I gruppi e i comitati NO TAV del Trentino che avevano indetto la
manifestazione di sabato 21 novembre a Trento comunicano che l’iniziativa è
stata rinviata a data da destinarsi.
La decisione è legata a questi motivi:
– l’inaccettabilità del percorso imposto dalla Questura che avrebbe impedito
alla manifestazione di comunicare le sue solide ragioni alla città;
– il clima mediatico creato dopo il corteo anarchico del 7 novembre, che non
avrebbe favorito quella partecipazione popolare a cui puntavamo.
La manifestazione, che voleva sfilare pacificamente nel centro cittadino,
era un momento importante dell’attività informativa che prosegue da quattro
anni e che ha coinvolto la popolazione di tutti i paesi direttamente toccati
dal progetto della nuova ferrovia del Brennero. Attività di cui la nascita
dei primi comitati territoriali è il più bel risultato.
Il divieto della Questura di manifestare in centro è pretestuoso.
Anarchici e movimento NO TAV sono realtà distinte.
Ravvisiamo in questo provvedimento l’intento di chiudere gli spazi di
dissenso e di partecipazione.
Rassicuriamo i promotori del TAV: la battaglia è ancora lunga.
13 novembre 2009
*Gruppi e comitati NO TAV del Trentino*
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